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Il cimitero degli antichi elefanti alla Polledrara di Cecanibbio: è lì da prima che nascesse Roma

Enorme zanna di elefante antico al Museo Paleontologico di Polledrara di Cecanibbio – Roma.cronacalive.it (foto Facebook)

A Roma i resti del passato risalgono a molto prima di quanto siamo soliti pensare. Addirittura prima dell’esistenza dell’homo Sapiens

Nonostante sia uno dei più ricchi depositi paleontologici esistenti, non molti conoscono il giacimento paleontologico romano dove sono stati rinvenuti resti umani tra i più antichi di tutto il territorio italiano. Stiamo parlando di due denti appartenenti all’Homo Heidelbergensis, cioè la specie precedente all’uomo di Neanderthal.

I denti – ritrovati peraltro tra le ossa di decine di migliaia di animali – risalgono a più di 325 mila anni fa, più recenti di 260 mila anni rispetto al reperto più antico mai ritrovato in Italia, il dente del bambino di Isernia.

Questo giacimento fossile è stato scoperto nel 1984 alla Polledrara di Cecanibbio, nella zona di Castel di Guido, tra Boccea e Aurelia; in questo punto l’alveo di un fiume del Pleistocene diventava simile a una palude, con acque stagnanti e ricche di fango.

Proprio qui sono stati ritrovati i resti di circa 20 mila animali, tra cui rinoceronti, bufali d’acqua europei, lupi, bertucce, lepri, tassi, cavalli selvatici ma soprattutto uri (Bos primigenius, il bue primigenio), cervi elafi (Cervus elaphus) ed elefanti antichi (Palaeoloxodon antiquus). Questi elefanti preistorici pesavano all’incirca dieci tonnellate e avevano zanne che arrivavano a misurare quattro metri.

Lo scheletro di Polly e i resti della preistorica macellazione

Oggi nell’area sorge il poco conosciuto Museo della Polledrara di Cecanibbio, uno dei più incredibili di tutta Roma: passeggiando sulle passerelle si scorge l’intera area con i resti fossili degli animali in ottimo stato di conservazione. Il più impressionante è quello dello scheletro di un elefante che morì intorno ai quarant’anni di età in piedi, intrappolato nel fango della palude, soprannominato Polly.

La popolazione di Heidelbergensis – cacciatori e raccoglitori – che in quei tempi remoti abitava la zona ne sfruttava a proprio vantaggio le caratteristiche paludose per cacciare gli animali che spesso rimanevano intrappolati nel fango. Fu il caso anche di Polly, che venne macellato utilizzando blocchi di pietra e strumenti in selce. Nel deposito pleistocenico sono stati ritrovati più di 500 manufatti di selce e di calcare siliceo, trasportati sul luogo dagli uomini di quei tempi come strumenti di macellazione e fratturazione delle ossa degli animali.

La terra degli elefanti

A Roma Polly non è un’eccezione. I fossili di proboscidati sono parecchi nei dintorni: circa 150. Persino vicino al Colosseo venne rinvenuta nel 1932 la zanna di un Palaeoloxodon antiquus, durante i lavori per l’apertura di via dei Fori Imperiali. Nel 1981 a Casal de’ Pazzi furono ritrovati altri resti – tra cui anche in questo caso zanne di Palaeoloxodon.

La zona di Roma e dintorni è davvero popolata da tempo immemore, da molto tempo prima che vedesse la luce la Città Eterna.