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La tragica storia di Claudio Graziosi, guardia di Pubblica Sicurezza ucciso dai NAP nel 1977

Nel cuore degli anni ’70, l’Italia fu scossa da un tragico evento che vide protagonista Claudio Graziosi, una giovane guardia di Pubblica Sicurezza la cui vita venne spezzata da un atto di violenza estrema. Il 22 marzo del 1977, mentre si trovava a bordo di un autobus cittadino, Graziosi fu vittima di un agguato orchestrato da militanti dei Nuclei Armati Proletari, meglio noti come NAP.

La vita e la carriera di Claudio Graziosi

Nato a Roma il 20 giugno 1956, Claudio Graziosi intraprese la carriera nella polizia nel 1974. Dopo aver completato la sua formazione presso la Scuola Allievi di Vicenza, svolse servizio in diverse città italiane, tra cui Napoli e Firenze. Tornato poi nel capoluogo campano, Graziosi si distinse per la sua dedizione al lavoro e il suo impegno nel garantire la sicurezza dei cittadini.

Il tragico omicidio di Claudio Graziosi

La sera del 22 marzo 1977, Claudio Graziosi, libero dal servizio, si trovava a bordo del bus della linea 27 dell’ATAC. Durante il tragitto, riconobbe tra i passeggeri una fuggitiva dal carcere di Pozzuoli, Maria Pia Vanale, legata ai NAP. Deciso a intervenire, chiese all’autista di deviare il percorso verso il comando di Polizia di via Volpato, scatenando la reazione dei passeggeri a bordo.

La situazione precipitò quando un altro terrorista dei NAP, Antonio Lo Muscio, intervenne sparando diversi colpi di pistola alle spalle di Graziosi, uccidendolo sul colpo. Nell’atto di fuga, Lo Muscio e Vanale si scontrarono con le forze dell’ordine, causando la morte di un’altra persona coinvolta nelle ricerche, Angelo Cerrai, guardia zoofila.

Epilogo e riconoscimenti

La caccia ai terroristi si concluse il 1° luglio dello stesso anno, nei pressi della chiesa di San Pietro in Vincoli a Roma, con la morte di Antonio Lo Muscio e l’arresto di Maria Pia Vanale e Franca Salerno, entrambe legate ai NAP. A distanza di due anni dalla tragica scomparsa di Claudio Graziosi, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini conferì alla memoria dell’agente la Medaglia d’Oro al Valor Civile, come riconoscimento al suo coraggio e al sacrificio compiuto nell’adempimento del dovere.