La vicenda dell’omicidio di Yara Gambirasio ha profondamente scosso l’opinione pubblica italiana per la giovane età della vittima e per la brutalità del crimine commesso. Il 26 novembre 2010 la tredicenne Yara Gambirasio scomparve dopo un allenamento di ginnastica ritmica a Brembate di Sopra, in Lombardia. Il suo corpo fu ritrovato tre mesi dopo la scomparsa, in un campo a Chignolo d’Isola.
La scomparsa di Yara Gambirasio e il ritrovamento del corpo
Yara Gambirasio, residente a Brembate di Sopra, si allena in ginnastica ritmica presso un centro sportivo del luogo. Il giorno della scomparsa, dopo aver trascorso del tempo nel centro sportivo, il cellulare di Yara aggancia diverse celle nella zona, fino a diventare irrintracciabile. I genitori, allarmati dal suo ritardo, denunciano la scomparsa. Dopo nove giorni, il corpo di Yara viene trovato da un aeromodellista in un campo aperto a Chignolo D’Isola.
L’arresto di Massimo Bossetti e il processo
La svolta nel caso avviene nel 2014, con l’arresto di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore incensurato di 44 anni, grazie all’esame del DNA trovato sugli indumenti della vittima. Il processo vede Bossetti imputato di omicidio volontario aggravato e calunnia. Dopo un lungo percorso investigativo che porta all’identificazione dell’Ignoto 1 come Bossetti, il muratore viene condannato all’ergastolo nel 2016.
Il processo di secondo grado e le conferme della condanna
Il processo di secondo grado conferma la condanna all’ergastolo nel 2017, sostenendo la tesi dell’accusa. Anche la Cassazione, nel 2018, conferma la sentenza. Durante tutto il procedimento legale, i legali di Bossetti hanno cercato di svolgere ulteriori analisi sui reperti, ma senza successo.