Genovese accusato di evasione, parla la mamma di Gaia: “vive sereno a Londra”
Gabriella Saracino indignata commenta su Facebook la citazione a giudizio per il giovane, che nel 2019 investì e uccise la figlia e un’amica.
In uno sfogo su Facebook, Gabriella Saracino ha espresso la sua indignazione riguardo la recente decisione della procura di Roma di avviare un nuovo processo a febbraio nei confronti di Pietro Genovese, questa volta per l’accusa di evasione. Genovese è il ventenne romano che era già stato condannato definitivamente a cinque anni e quattro mesi di carcere per l’incidente stradale che nel dicembre del 2019 causò la morte di Gaia von Freymann, figlia di Saracino, e dell’amica Camilla Romagnoli, mentre stavano attraversando la strada in via di Corso Francia, Roma.
Saracino ha quindi commentato sui social la citazione diretta a giudizio avanzata per Genovese da parte del pm Roberto Felici: “Ora vediamo cosa decideranno i giudici per questa doppia evasione. Il povero ragazzo vive serenamente a Londra già da un po’ così li nessuno può riconoscerlo e chiamarlo per assassino come a Roma è accaduto! Questa volta sono curiosa di vedere i giudici cosa decideranno oltre a tutto quello che gli hanno abbonato come l’omissione di soccorso!”.
Moltissimi i commenti in calce degli utenti che esprimo solidarietà alla donna.
La nuova citazione per Genovese
Il nuovo procedimento è legato a un episodio avvenuto il pomeriggio del 16 gennaio 2021, quando i carabinieri si recarono sotto casa della famiglia di Genovese, agli arresti domiciliari per il duplice omicidio stradale, per un controllo di routine. I militari dell’Arma citofonarono varie volte all’abitazione senza però ottenere risposta. Tuttavia, non tentarono di contattare l’indagato tramite telefono, nonostante fossero in possesso di esso, e dalle telecamere non risultò che Genovese fosse uscito di casa.
Nella relazione di servizio, poi finita all’attenzione dei magistrati di piazzale Clodio, i carabinieri scrivevano di avere effettuato “numerosi tentativi prima al citofono dello stabile e successivamente suonando direttamente al campanello della porta d’ingresso dell’abitazione, senza ricevere alcuna risposta, sino alle successive ore 18:04”.
La vicenda dell’omicidio stradale aveva visto Genovese tornare in libertà nell’ottobre 2021. Dopo la ratifica del concordato al termine del processo di secondo grado, la Corte di Appello della Capitale, seguendo la legge per le sentenze passate in giudicato, aveva eliminato l’obbligo di dimora che gravava sull’imputato. Attualmente, Genovese è in attesa dell’udienza davanti ai giudici dell’esecuzione per decidere come scontare il residuo della pena, stimato a circa 3 anni e 7 mesi. Non è escluso che possa essere affidato ai servizi sociali, poiché, secondo il sistema penale italiano, sotto la soglia dei 4 anni è esclusa la detenzione in carcere.