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Fiumicino, 50 anni dopo la strage sul Boeing Pan-Am la targa per ricordare

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Cerimonia per la targa commemorativa ai caduti nella strage del ’73. Roma-CronacaLive.it

Nell’attentato del 17 dicembre 1973 morirono 32 persone, di cui 6 italiani. “Non cerchiamo colpevoli, ma che le vittime siano ricordate”.

Al terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino da oggi campeggia una targa dorata, su cui leggere i nomi delle 32 vittime di quel maledetto 17 dicembre di cinquant’anni fa.

Alla cerimonia, come di rito, autorità presenti ma, soprattutto, è stata la giornata dei parenti delle vittime che, per la prima volta, si sono incontrati e conosciuti.

Quel giorno, un commando di cinque terroristi palestinesi, sbarcati da un volo proveniente dalla Spagna, fece irruzione in aeroporto con armi ed esplosivi, seminando il terrore tra i passeggeri in attesa di imbarco. A colpi di mitra, i terroristi sequestrarono 6 agenti in ostaggio e fecero esplodere due granate e una bomba al fosforo dentro il Boeing 707 della Pan-Am diretto a Teheran, fermo in una piazzola di parcheggio con 56 passeggeri a bordo.

Chimenti “Grazie al mio podcast e quattro anni di ricerche si sono ritrovati”

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Il Boeing 707 Pan-Am assaltato dai terroristi. Fonte: Emilio Corona, “Quel giorno mi trovavo nei pressi del parcheggio Alfa 13 in cui era parcheggiato il velivolo Boeing 707 Pan Am – Wikipedia

A morire, come detto, furono in 32: sei delle vittime erano di nazionalità italiana.

Qualcosa si sta muovendo. Abbiamo saputo della dichiarazione del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Ci rassicura che, forse, il silenzio di cinquant’anni stia per finire“. A parlare è Anna Narciso, figlia di Raffaele, una delle vittime di quel lunedì nero:Non vogliamo trovare un colpevole, non sono statti trovati cinquant’anni fa non li troveranno mai, ma riteniamo che le vittime non vanno mai dimenticate. La memoria collettiva di queste cose è importante”.

Grazie al podcast “Una mattina a Fiumicino”, realizzato dalla giornalista Michela Chimenti, i familiari delle vittime si sono potuti ritrovare nella cerimonia commemorativa loro dedicata. “Oggi dopo cinquant’anni i parenti delle vittime si ritrovano grazie al mio podcast e quattro anni di ricerche – commenta Michela Chimenti – durante i quali ho insieme tutte le voci dei familiari e i nuovi documenti fino a quel momento secretati. I parenti si sono ascoltati e hanno sentito l’impellente necessità di trovarsi, di parlarsi, di condividere questo momento di dolore e questa gioia, perché oggi abbiamo anche sorriso“.