Caso Cucchi, 3 carabinieri a rischio processo per falso e depistaggio. Udienza preliminare 21 dicembre
Depistaggio e falso: la procura chiude le indagini e tre carabinieri rischiano di finire sotto processo per la morte di Stefano Cucchi
Dopo 14 anni dalla morte di Stefano Cucchi, affidato, con gli arresti, alla custodia dello Stato, e processi a cascata per sancire la verità giudiziaria sulla vicenda, tre carabinieri rischiano il processo per depistaggio e falso.
La Procura di Roma ha chiuso le indagini sui tre militari dell’Arma che, anche nel corso del processo Cucchi-Ter, avrebbero detto il falso sia durante le indagini sia nel corso del dibattimento stesso: questa, almeno, la tesi dell’accusa.
All’epoca dei fatti, Maurizio Bertolino era maresciallo presso la stazione dei carabinieri di Tor Sapienza, Fortunato Prospero era capitano e comandante della sezione infortunistica e di polizia giudiziaria presso il nucleo Radio Mobile di Roma e Giuseppe Perri era il suo collega maresciallo: sono loro i tre carabinieri su cui pendono le pesantissime accuse mosse dalla Procura e che rischiano di salire sul banco degli imputati.
Udienza preliminare per i tre carabinieri il 21 dicembre
Parti offese, ancora una volta, il ministero della Giustizia, la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi, ed il padre, Giovanni, oltre ad agenti di polizia penitenziaria, su cui si tentarono di scaricare le responsabilità della morte del geometra trentenne, ed il carabiniere Riccardo Casamassima, le cui dichiarazioni furono fondamentali per riaprire le indagini sul pestaggio feroce che portò al decesso di Cucchi.
Nel 2022, il giudice monocratico emise 8 condanne nel processo sui depistaggi e, tra queste, spiccano i 5 anni di carcere inflitti al generale Alessandro Casarsa e i 15 mesi di reclusione a carico del colonnello Lorenzo Sabatino, tutti ufficiali dell’Arma.
Tutti gli imputati di quel procedimento furono accusati, a vario titolo, di falso, favoreggiamento, omessa denuncia e calunnia:”L’attività istruttoria dibattimentale – si legge nelle motivazioni della sentenza – ha permesso di ricostruire i fatti contestati e di accertare un’attività di sviamento posta in essere nell’immediatezza della morte di Cucchi, volta ad allontanare i sospetti che ricadevano sui carabinieri per evitare le possibili ricadute sul vertice di comando del territorio capitolino“.
“La versione ufficiale dell’Arma – si legge ancora – era stata ‘confezionata‘ escludendo ogni possibile coinvolgimento dei militari così che l’immagine e la carriera dei vertici non fosse minata. Allontanando i sospetti dai carabinieri non poteva di certo mettersi in discussione l’azione di comando da parte del vertice del Comando Gruppo Carabinieri Roma la cui figura rischiava di essere quanto meno indebolita dalla vicenda“, conclude il giudice nella sentenza di primo grado.
L’udienza preliminare a carico dei tre carabinieri indagati è fissata per il prossimo 21 dicembre.