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Roma, immunologo Le Foche aggredito da un paziente: “Diceva che non avevo voluto curare il suo cane”

Le parole dell'immunologo Le Foche sull'aggressione subita
Il prof. Francesco Le Foche durante una puntata della trasmissione televisiva ‘Porta a Porta’ – CronacaLive ediz. Roma

L’immunologo Le Foche ha parlato dell’aggressione subita lo scorso 5 ottobre a Roma, nel suo studio di via Po, da parte di un paziente.

“Era un mio paziente. Aveva avuto un problema alla spina dorsale, ma l’avevo guarito. Poi ha iniziato a chiedermi di curargli il cane. Ma io non potevo, non sono un veterinario. Credo sia questo il motivo per cui sono stato aggredito. Ma stiamo parlando di una persona con problemi”.

Queste le parole dell’immunologo Francesco Le Foche dopo la violenta aggressione subita, nel pomeriggio dello scorso 5 ottobre, nel suo studio di via Po a Roma. Prima è stato colpito con un fermacarte e poi preso a calci e pugni da un paziente che, in seguito, è stato bloccato da un poliziotto fuori servizio.  “Se devo essere sincero non ricordo come mi ha aggredito. Non lo so quello che è successo. Sinceramente. Sono arrivato al policlinico Umberto primo in uno stato di incoscienza“, ha raccontato il medico a ”Repubblica’.

Parlando dell’aggressore, ora in arresto per tentato omicidio, l’immunologo ha dichiarato: “Io l’avrò visto in tutto tre o quattro volte. È un paziente con una spondilodiscite. Lo abbiamo curato e ora sta bene. Però a un certo punto ha iniziato a chiamarmi perché il suo cane stava male. Voleva che curassi anche il cane. Io gli ho detto più volte: guardi, io non faccio il veterinario, mi dispiace ma non la posso aiutare. Per questa cosa non posso esserle utile”.

“Da mesi ogni volta si presentava col problema del cane. Poi credo -ha proseguito- che il cane sia morto e questo deve avergli smosso qualcosa dentro. Il cane lo seguivano già dei veterinari molto bravi e se loro gli avevano detto che non si poteva fare niente non è che io potessi fare qualcosa. Lui però non demordeva e insisteva, ‘professore lei può fare qualcosa. Deve aiutarmi. Lei può salvare il mio cane'”.

Si tratta di un uomo “molto alto, grosso. Fisicamente enorme. Io stavo facendo le visite. È entrato nel mio studio e mi ha aggredito. Io peso 67 chili. Per me era impossibile da contenere. La mamma è una persona molto perbene. Una donna a modo, mite. In genere è lei che lo tranquillizza e lo tiene a bada. Stavolta non c’è riuscita”, ha concluso.