Ulteriori sviluppi svelano nuove prospettive sulla morte di Michele Lanfranchi a Messina, suggerendo un’ ipotesi accidentale legata all’uso di una pistola. Il giovane 18enne non sarebbe stato vittima di un omicidio legato alla criminalità locale, ma potrebbe essere deceduto a seguito di un tragico incidente avvenuto mentre si trovava in compagnia di amici. L’ipotesi di un colpo di pistola accidentale, autoinflitto a causa di un utilizzo inesperto dell’arma, sta guadagnando sempre più credito tra gli investigatori.
Un incidente fatale con una pistola potrebbe aver causato la morte di Michele Lanfranchi
La versione dei fatti intorno alla morte di Michele Lanfranchi potrebbe essere radicalmente diversa da quanto inizialmente ipotizzato, ridefinendo completamente il quadro della sua scomparsa e della scena del crimine. Pare che il giovane sia stato condotto da conoscenti in via Michelangelo Rizzo, nel quartiere della Giostra, dove è stato ritrovato senza vita. Secondo alcune fonti, Lanfranchi potrebbe essere stato già deceduto o in fin di vita quando è stato collocato sul marciapiede, suggerendo la possibilità che alcuni conoscenti abbiano orchestrato una sorta di “messa in scena” per distogliere l’attenzione dalle reali circostanze della morte.
La verità dietro l’uso dell’arma da fuoco
Al momento, l’ipotesi più plausibile emersa dalle indagini riguarda un incidente avvenuto presso l’abitazione di un amico di Lanfranchi. Il giovane avrebbe ottenuto una pistola solo pochi giorni prima, presumibilmente frequentando ambienti poco raccomandabili a Messina. Si ipotizza che durante un incontro con un conoscente presso la casa di quest’ultimo per mostrare l’arma, si sia verificata una tragica fatalità: un colpo partito accidentalmente dalla pistola avrebbe colpito Lanfranchi in modo mortale.
La ferita al collo e la possibile messinscena
Le ricostruzioni condotte, supportate anche da fonti come Leggo, indicano che il proiettile ha colpito il collo del giovane, causandone probabilmente la morte per dissanguamento. Sembrerebbe che nell’abitazione dell’amico sia stata pianificata una messa in scena per simulare un delitto, trasferendo il corpo all’esterno e posizionandolo in via Rizzo. Questo tentativo avrebbe cercato di mascherare l’incidente accidentale, proteggendo l’identità del proprietario della casa e di eventuali presenti al momento dell’accaduto.