La Corte d’Assise di Milano ha emesso la sentenza per Alessia Pifferi, la donna accusata di aver lasciato morire di stenti la figlia di 18 mesi, Diana. Dopo un processo intenso, la decisione è stata presa: l’ergastolo per la madre colpevole di un gesto che ha sconvolto l’opinione pubblica.
La difesa e la richiesta di assoluzione
L’avvocato della Pifferi aveva difeso strenuamente la propria assistita, chiedendo l’assoluzione per la donna. Nel corso del processo, è emerso il quadro di una vita segnata da incuria e abbandono, elementi che la difesa ha cercato di portare all’attenzione del tribunale per giustificare il gesto estremo compiuto da Alessia Pifferi.
La sentenza e le motivazioni della condanna
Dopo due ore di camera di consiglio, la Corte di Assise di Milano ha emesso la sentenza: l’ergastolo per Alessia Pifferi. La decisione ha tenuto conto delle circostanze che hanno portato alla morte di Diana, lasciata sola in casa per sei giorni. La giustizia ha ritenuto che la madre fosse consapevole delle conseguenze del suo gesto e che avrebbe potuto evitare la tragedia chiedendo aiuto alla famiglia, come sottolineato anche dalla parte civile rappresentata dall’avvocato Emanuele De Mitri.
Le richieste di risarcimento e la conclusione del processo
Il legale della parte civile ha avanzato la richiesta di un risarcimento di 100mila euro per la madre e la sorella di Alessia Pifferi, sottolineando il dolore e la perdita subita a causa della tragica fine di Diana. Con la sentenza emessa, si è chiuso un capitolo doloroso per tutte le parti coinvolte, ma che ha portato a una condanna che rimarrà come monito per riflettere sulle responsabilità genitoriali e sull’importanza del sostegno familiare in situazioni di difficoltà.