Nel clima turbolento degli anni di piombo, un evento tragico segnò la storia della magistratura italiana: l’omicidio del magistrato Guido Galli, avvenuto il 19 marzo 1980 per mano di un gruppo armato di Prima Linea. In quegli anni, la magistratura rappresentava la forza dello Stato, un baluardo contro il terrorismo e la criminalità che affliggevano il Paese.
La vita e la carriera di Guido Galli
Guido Galli nacque a Bergamo il 28 giugno 1932. Dopo essersi laureato in Legge a Milano, intraprese la carriera in magistratura che lo portò a ricoprire ruoli di rilievo presso la Procura della Repubblica di Milano. Oltre alla sua attività giudiziaria, Galli si distinse anche come docente universitario, insegnando materie come procedura penale e criminologia all’Università Statale di Milano.
Il coinvolgimento nella lotta al terrorismo
Guido Galli si trovò ad affrontare il fenomeno del terrorismo di estrema sinistra, in particolare l’organizzazione Prima Linea. La sua attività investigativa portò all’arresto di importanti esponenti e alla scoperta di reti terroristiche attive sul territorio nazionale. Tuttavia, il suo impegno e la sua determinazione nel contrastare il terrorismo gli costarono la vita.
La tragica fine di un magistrato coraggioso
Il 19 marzo 1980, Guido Galli fu brutalmente ucciso mentre si trovava all’Università di Milano. I terroristi di Prima Linea lo attesero all’ingresso di un’aula, sparandogli alle spalle e poi alla nuca. L’omicidio del magistrato rappresentò un duro colpo per la magistratura italiana e per lo Stato, che perse uno dei suoi rappresentanti più coraggiosi.
Dopo la sua morte, la giustizia non tardò a intervenire: 134 imputati furono rinviati a giudizio per vari reati, tra cui l’omicidio di Guido Galli. Numerosi colpevoli furono condannati, confermando l’importanza di fare giustizia per un uomo che aveva dedicato la sua vita alla difesa della legalità.
La memoria di Guido Galli e del suo sacrificio rimangono vive, e nel 2013 l’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Milano è stata intitolata a lui e al giudice Emilio Alessandrini, vittima anch’egli del terrorismo di quegli anni bui.