Le indagini sul tragico decesso di Camilla Canepa, avvenuto a seguito del vaccino anti Covid-19, stanno portando alla luce nuovi dettagli che sollevano interrogativi sulla preparazione del personale sanitario e sull’informazione relativa ai protocolli da seguire in caso di effetti avversi.
La testimonianza del medico e i protocolli AstraZeneca
La Procura ha individuato almeno cinque medici coinvolti nel caso di Camilla Canepa, concentrandosi in particolare sulla testimonianza di uno di loro. Quest’ultimo ha ammesso di non essere stato adeguatamente informato o formato sui protocolli da seguire in caso di reazioni avverse al vaccino AstraZeneca. Questo scenario ha sollevato dubbi sulla gestione degli effetti collaterali del vaccino e sulla preparazione del personale sanitario.
Le conseguenze della reazione avversa al vaccino
Secondo quanto riportato da La Repubblica, l’ipotesi investigativa della Procura suggerisce che la morte di Camilla Canepa possa essere stata causata da una reazione avversa al vaccino AstraZeneca. Questo evento ha evidenziato lacune nella formazione del personale sanitario riguardo ai protocolli di gestione delle controindicazioni legate al vaccino, in particolare i casi di trombosi con piastrine basse (VITT).
Le accuse e le intercettazioni
L’inchiesta ha portato a pesanti accuse nei confronti del medico coinvolto, il quale durante l’interrogatorio non è stato in grado di riconoscere i protocolli relativi all’utilizzo dei vaccini. Questo ha sollevato sospetti sul livello di preparazione del personale medico a gettone e ha portato all’accusa di falso ideologico. Le intercettazioni telefoniche effettuate dagli investigatori hanno evidenziato delle discrepanze tra le dichiarazioni del medico durante l’interrogatorio e quelle rilasciate al di fuori dell’ambito giudiziario, sollevando ulteriori dubbi sulla sua condotta.