Il 20 aprile del 1978 è una data che rimarrà impressa nella memoria di molti italiani a causa dell’omicidio del maresciallo Francesco Di Cataldo, avvenuto a Milano. Di Cataldo, nato a Barletta nel 1926, era un uomo che aveva dedicato la sua vita al servizio nella Scuola Militare Agenti di Custodia a Portici, Napoli, per poi diventare maresciallo maggiore presso il carcere di San Vittore.
La vita e la carriera di Francesco Di Cataldo
Dopo aver trascorso tre anni nella Scuola Militare Agenti di Custodia a Portici, Francesco Di Cataldo fu assegnato al carcere di San Vittore a Milano. Qui, grazie alle sue doti di dialogo e moderazione, riuscì a scalare tutti i gradi fino a diventare maresciallo maggiore degli agenti di custodia e direttore del centro clinico del penitenziario.
Nonostante le minacce ricevute durante gli anni di piombo, Di Cataldo non ottenne mai una scorta, e questo si rivelò fatale il giorno in cui fu assassinato. Mentre si dirigeva verso la stazione Cadorna per raggiungere il carcere, fu colpito da sette proiettili da due brigatisti a volto scoperto, che poi fuggirono a bordo di un’auto con complici.
La rivendicazione e il processo
L’agguato a Francesco Di Cataldo fu immediatamente rivendicato dalle Brigate Rosse, che lo accusarono ingiustamente di essere un torturatore di detenuti. Tuttavia, i detenuti stessi dimostrarono affetto e rispetto verso il maresciallo, tanto da partecipare attivamente ai suoi funerali.
Un lungo processo nel 1984 portò alla condanna dei responsabili dell’omicidio, insieme ad altri imputati legati al terrorismo degli anni di piombo. Francesco Di Cataldo ricevette postumo la Medaglia d’Oro al Merito Civile nel 2004, come riconoscimento per il suo impegno e sacrificio al servizio dello Stato.
Il ricordo e il cortometraggio
Nel 2013, il nipote di Francesco Di Cataldo realizzò un commovente cortometraggio intitolato “Per questo mi chiamo Francesco“, in cui racconta la storia del nonno e il suo impegno nella lotta al terrorismo. Attraverso interviste alla nonna Maria e a ex colleghi, viene reso omaggio alla memoria di un uomo che ha pagato con la vita il suo senso del dovere.