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Francesco Schiavone, boss dei Casalesi, decide di collaborare con la giustizia

Francesco Schiavone, noto nel mondo della criminalità organizzata come Sandokan, ha deciso di collaborare con la giustizia. Il capo del clan dei Casalesi, uno dei gruppi criminali più potenti e sanguinari della Campania, ha scelto di rompere il codice del silenzio che ha sempre caratterizzato l’ambiente mafioso. La notizia è stata riportata dal quotidiano “Cronache di Caserta”. Schiavone, che ha trascorso oltre vent’anni in prigione, molti dei quali in regime di carcere duro, si trova attualmente nel carcere de L’Aquila, in Abruzzo, dove sta affrontando una grave malattia.

La collaborazione con la giustizia

Questa decisione segna un punto di svolta nel panorama della criminalità organizzata italiana. Dopo Antonio Iovine, noto come ‘O ninno, Sandokan è il secondo capoclan dei Casalesi a decidere di collaborare con le autorità. Secondo quanto riferito, la Direzione distrettuale antimafia ha proposto ai parenti di Schiavone di entrare nel programma di protezione dei testimoni di giustizia. Il boss dei Casalesi, che ha fondato il clan insieme a Francesco Bidognetti, è stato condannato all’ergastolo per diversi omicidi nel corso del maxi processo Spartacus.

La famiglia di Schiavone e il futuro del clan

Prima di Schiavone, hanno deciso di collaborare con la giustizia anche i suoi figli Nicola e Walter. Restano in carcere gli altri figli, Emanuele Libero, che dovrebbe uscire di prigione tra pochi mesi, e Carmine. La moglie di Schiavone, Giuseppina Nappa, non risiede più a Casal di Principe, la roccaforte del clan. La decisione di Schiavone potrebbe rappresentare un monito per coloro che stanno cercando di riorganizzare il clan, ostacolando le ambizioni di possibili successori.

Implicazioni della scelta di Schiavone

La decisione di Schiavone di collaborare con la giustizia potrebbe avere ripercussioni significative sul panorama della criminalità organizzata in Campania e in tutta Italia. L’eventuale rivelazione di informazioni riservate potrebbe portare alla luce nuovi dettagli su omicidi e altre attività illegali del clan, facilitando il lavoro delle forze dell’ordine. Inoltre, la scelta di Schiavone potrebbe incoraggiare altri membri del clan o della criminalità organizzata a seguire il suo esempio, contribuendo a indebolire ulteriormente il potere dei Casalesi e di altri gruppi criminali.