Avni Mecja, un uomo di origini albanesi, è stato condannato a 24 anni di reclusione per l’omicidio pluriaggravato della compagna, Alexandra Elena Mocanu, una barista di 35 anni. Il caso ha suscitato l’attenzione della stampa a causa della sua brutalità e della richiesta di ergastolo inizialmente avanzata dalla pubblica accusa, nonostante la quale la corte d’Assise di Bergamo ha deciso di concedere le attenuanti generiche all’imputato.
Le circostanze dell’omicidio e la fuga in Albania
L’omicidio si è verificato nella notte tra il 22 e il 23 ottobre 2022, nell’appartamento che Mecja e Mocanu condividevano in viale Trieste a Bolzano. Secondo l’accusa, Mecja, carpentiere di professione, ha colpito Mocanu alla tempia con due martellate, causandone la morte. Dopo l’omicidio, Mecja è fuggito in auto, raggiungendo l’aeroporto di Treviso da dove si è imbarcato per l’Albania. Tuttavia, è ritornato a Bolzano nel giro di poche ore per consegnarsi alle autorità.
La storia di maltrattamenti e l’obbligo di dimora
La relazione tra Mecja e Mocanu era stata turbolenta anche prima dell’omicidio. Due anni prima del tragico evento, infatti, Mocanu aveva denunciato Mecja per maltrattamenti. In seguito a questa denuncia, era stato imposto a Mecja l’obbligo di dimora presso la casa dei suoi genitori. Nonostante ciò, i due si erano riavvicinati e Mecja aveva raggiunto Mocanu a Bolzano, dove lei si era trasferita.
La sentenza e la richiesta di ergastolo della pubblica accusa
Nonostante la pubblica accusa avesse richiesto l’ergastolo per Mecja, non ritenendo ci fossero i margini per concedere le attenuanti generiche, la corte d’Assise di Bergamo ha deciso diversamente. Mecja è stato condannato a 24 anni di reclusione, una sentenza che ha generato dibattito sulla valutazione delle attenuanti in casi di omicidio pluriaggravato.