In aumento in casi di morbillo tra gli adulti nel Lazio, l’allarme dei medici di famiglia
Un virus serio che non va sottovalutato, soprattutto negli adulti. Bartoletti (Fimmg): “verificare se si è fatta la vaccinazione anti-morbillo”.
Negli ultimi mesi, nella regione Lazio, si è registrato un aumento di casi di morbillo negli adulti tra i 19 e i 42 anni. Una situazione preoccupante, che non va sottovalutata e che è stata oggetto di una circolare del Servizio regionale di sorveglianza (Seresmi) del Lazio. Il morbillo, infatti, è una malattia virale altamente contagiosa che si manifesta con febbre alta, enantema (un rush cutaneo nelle mucose della faringe) ed esantema con bolle. Per il morbillo non esiste una cura e, in alcuni casi, può dare gravi complicanze, come polmonite ed encefalite.
Pierluigi Bartoletti, segretario Federazione italiana medici di famiglia (Fimmg) Roma e provincia, intervistato dall’Adnkronos Salute, ha spiegato che nel Lazio “c’è un allarme negli adulti, rivediamo casi nei giovani, 30enni non vaccinati, e personalmente è una situazione a cui noi medici di famiglia non assistevamo da decenni. Il morbillo è una malattia che non va sottovalutata perché è un virus ‘cattivo’ che porta febbre alta e l’enantema, un rush cutaneo nelle mucose nella faringe, poi arriva l’esantema con le bolle. Quello che consigliamo ai nostri assistiti è di verificare se si è fatta la vaccinazione anti-morbillo e nel caso negativo di farla”.
Ma a cosa è dovuta questa recrudescenza di morbillo negli adulti? “Queste malattie, appena spegni la ‘luce’, riemergono, ma non vanno davvero sottovalutate anche se si pensa di essere giovani e in buona salute”. “Per il morbillo non c’è cura”, continua Bartoletti, e “può dare in alcuni casi anche complicanze, dalla polmonite all’encefalite”. In caso si abbia il sospetto di aver contratto il morbillo è necessario rivolgersi “al proprio medico, se ci sono in atto già complicanze serie, che possono purtroppo arrivare in certi soggetti, sarà però necessario valutare anche il ricovero in ospedale”. Infine, Bartoletti precisa che “ora la cosa necessaria è che tutti controllino se hanno o meno fatto la vaccinazione. Se non si è fatta occorre contattare l’Asl, perché noi non abbiamo i vaccini e purtroppo nel Lazio non abbiamo accesso all’anagrafe vaccinale, e prendere appuntamento per l’immunizzazione”.