La Procura sta esaminando le responsabilità nell’incendio all’ospedale di Tivoli focalizzandosi sui vertici della struttura e dell’Asl Roma5.
In corso di valutazione tutti gli elementi per chiarire le responsabilità nell’incendio scoppiato, venerdì scorso, all’ospedale di Tivoli. Tre le persone che hanno perso la vita nel rogo. Le indagini della Procura si stanno concentrando soprattutto sui piani di evacuazione, sui nomi dei referenti per il servizio di guardia antincendio, sull’aggiornamento del sistema di sicurezza e sulla certificazione dei generatori di corrente.
A rischio i vertici della struttura e della Asl Roma5 che potrebbero essere coinvolti. Nel fascicolo aperto dai pm è escluso il dolo ma si indaga per omicidio plurimo colposo e rogo colposo. Per ora non risultano persone indagate. C’è attesa per i nuovi sviluppi che arriveranno dall’analisi dei documenti, delle testimonianze e dei tabulati.
Le immagini delle telecamere, visionate in parte, hanno già individuato il punto da cui sono divampate le fiamme. Si tratta di un posto di stoccaggio rifiuti posizionato sul retro della struttura. Inoltre è stato possibile accertare l’orario dell’incendio che si è propagato velocemente nell’ospedale. Mercoledì prossimo arriveranno anche gli esiti dell’autopsia sui corpi delle vittime. A breve sarà conferito l’incarico al medico legale e al tossicologo.
Le testimonianze durante l’incendio all’ospedale di Tivoli hanno rivelato momenti di caos iniziale. Pazienti e operatori sanitari hanno effettuato diverse chiamate singole per segnalare quanto stava avvenendo.
“Sono stato chiamato da una conoscente, non ho guardato l’orologio ma potevano essere le 22.45. ‘Probabilmente c’è un incendio in ospedale’, mi hanno detto. Poi le telefonate si sono moltiplicate e non solo quelle fatte a me”, ha raccontato Andrea Biddau, presidente dell’associazione volontari radio soccorso della protezione civile locale di Tivoli, che ha aggiunto: “La nostra sede si trova a poche centinaia di metri e in meno di mezz’ora, dopo aver attivato la sala operativa regionale e il centro operativo comunale, eravamo sul posto per dare un supporto logistico ai soccorritori che erano lì”.
Dall’informativa arrivata in Procura emerge che la prima segnalazione ai vigili del fuoco è giunta, invece, alle ore 23. Molti gli elementi sul tavolo degli inquirenti a partire dal funzionamento del sistema antincendio. Sotto accusa non sono solo i rilevatori antifumo ma anche l’efficienza delle porte antipanico e la presenza di personale di guardia antincendio. Quest’ultimo, secondo alcuni sindacalisti, non era in struttura nell’ultimo periodo e, per di più, non era adeguatamente preparato per eventi di tal genere non essendo stata eseguita alcuna prova di evacuazione.
Altri sostengono che le cabine antincendio siano rimaste inutilizzate. Al vaglio, infine, gli impianti di continuità elettrica per capire se si siano attivati nonostante il black out causato dall’incendio.
Paolo Gabrielli, uno dei pazienti evacuati, ha raccontato le difficoltà di quei momenti: “Ho visto un principio di fiamme all’interno del pronto soccorso ma nessuno in ospedale era ancora intervenuto. Quando poi ci hanno portato fuori per farci uscire attraverso l’obitorio, ci siamo trovati di fronte al cancello di accesso, che era chiuso da catena con un lucchetto. Quella era una via di fuga bloccata da un lucchetto di cui non si aveva la chiave. La polizia è stata tempestiva nel trovare una spranga per poi spezzare la catena, ma ci sono voluti dieci minuti. Un lasso di tempo che in questi casi può fare la differenza”.