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Regista condannato a 11 anni per violenze sessuali durante falsi casting

Violenza sulle donne (Immagine di repertorio)
Violenza sulle donne (Immagine di repertorio) – Roma.Cronacalive.it

Si spacciava per regista e organizzava finti provini e casting: uomo di 51 anni condannato a 11 anni e 9 mesi per violenza sessuale.

Un uomo di 51 anni, C.M., è stato condannato a 11 anni e 9 mesi a Roma per aver commesso violenze sessuali ai danni di 8 ragazze. L’uomo attirava giovani aspiranti attrici, ignare di tutto, fingendosi regista e organizzando finti provini e casting per film inesistenti e, successivamente, abusava di loro.

L’uomo era stato arrestato già nell’agosto del 2020, ma durante il processo tornò in libertà per la scadenza dei termini. Con la sentenza di oggi, invece, i giudici della quinta sezione penale del tribunale di Roma gli hanno inflitto una pena più severa rispetto alle richieste della Procura, che aveva richiesto una condanna a 9 anni.

Le violenze sessuali

Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2020, il sedicente regista avrebbe perpetrato violenze su otto ragazze a Roma. Il procedimento legale è scaturito dalla denuncia di dodici ragazze. Secondo l’accusa, il modus operandi del regista era sempre lo stesso: l’uomo, come riportato nel capo di imputazione relativo a otto diversi episodi, ”fingendo di essere il regista incaricato” da una società, ”soggetto giuridico inesistente, per effettuare un casting di film, si attribuiva un falso nome e una falsa qualità professionale, traendo in inganno le vittime e costringendole con violenza a subire atti sessuali”.

Secondo le indagini, l’uomo si incontrava con le aspiranti attrici inizialmente in un luogo pubblico, per poi invitarle a casa per provare una scena. Il tribunale capitolino ha deliberato l’interdizione perpetua del regista dai pubblici uffici.

L'avvocata Teresa Manente
L’avvocata Teresa Manente – Roma.Cronacalive.it

‘Differenza donna’ parte civile

Nel corso del processo, l’associazione ‘Differenza Donna‘ si è costituita parte civile. Le avvocate Teresa Manente e Marta Cigna, di ‘Differenza Donna‘ hanno commentato: ”Questa sentenza rappresenta una nuova era, l’era del ‘me too‘ italiano, un movimento che parte dalla forza delle donne del mondo dello spettacolo dalla loro consapevolezza dei loro diritti negati, delle molestie e violenze sessuali che restano ancora invisibili. Un movimento che ha preso forma e voce anche nel nostro Paese grazie alla determinazione di tante donne attrici e aspiranti attrici come le 12 parti offese di questo processo seguite e sostenute dall’associazione ‘Differenza Donna‘ che si è costituita parte civile nel processo e che insieme all’associazione ‘Amleta’ lotta per svelare la gravità e la diffusione di molestie e violenza sessuale in questo contesto dove permangono stereotipi e pregiudizi sessisti”.

“Le violenze e le molestie sessuali che le parti offese hanno subito durante provini approfittando della situazione di potere sono crimini che vanno puniti. Vogliamo dire a tutte le giovani donne attrici o aspiranti attrici che è reato chi viola la nostra libertà di autodeterminazione e sessuale e chi sfrutta il proprio potere per indurci a subire e a tacere” hanno concluso.