Francesco Vaia ha annunciato l’introduzione di nuovi indicatori di monitoraggio più sensibili per la valutazione del Covid.
“Non dobbiamo mai banalizzare, dobbiamo mettere in campo misure precauzionali, però non dobbiamo spaventare le persone, siamo nell’ambito della norma stagionale, e possiamo mettere in campo delle misure che ci consentano di evitare le polmoniti, possiamo mettere in campo sistemi di monitoraggio più sensibili rispetto al passato, dove avevamo degli indicatori che probabilmente sono superati e che stiamo invece per aggiornare, anche e soprattutto rispetto al Covid che diciamolo francamente è ancora un malattia che preoccupa gli italiani”.
Così Francesco Vaia, direttore generale della Prevenzione sanitaria del ministero della Salute, ai microfoni di SkyTG24. Nel sottolineare che “non siamo come nei tempi scorsi”, l’esperto ha aggiunto che “però dobbiamo fare ancora di più, possiamo fare di più, per comprendere il fenomeno nel senso del monitoraggio, cioè a che punto siamo effettivamente”. “Leggo di persone -ha detto- che ancora non perdono il vizio di allarmare, di spaventare mentre è il caso di spiegare, capire, comprendere, di non nascondere assolutamente. Ma non lanciando dei proclami inutili, soprattutto quando si è occupato posizioni di rilievo”.
“Come stiamo facendo in questo momento noi -ha continuato- stiamo cambiando gli indicatori di monitoraggio grazie a un grande lavoro che sta facendo l’Istituto superiore di Sanità e a una alleanza strategica con i medici di famiglia che restano l’architrave del nostro sistema sanitario, con cui stiamo consolidando un rapporto che ci consentirà attraverso di loro, che saranno sentinella sul territorio, di avere il più possibile una mappatura completa e definita nel dettaglio di ciò che abbiamo per evitare che si dica ancora una volta che c’è una sottovalutazione, la sottovalutazione c’è perché abbiamo indicatori vecchi“.
“Adesso avremo indicatori nuovi, probabilmente non parleremo più di cose inutili, perché è inutile parlare oggi di tamponi e di quant’altro mentre è molto più significativo capire cosa dà la malattia, cosa produce, e cioè il tasso di occupazione ospedaliera”, ha dichiarato Vaia in conclusione.