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Roma, CNF: nella giornata contro la violenza sulle donne, “No (a)More”, l’installazione per ricordare le vittime di femminicidio dal 2022

Giornata contro la violenza sulle donne
Il titolo dell’installazione di Piazza dell’Orologio. Fonte: Consiglio Nazionale Forense, sito web

Un tunnel buio, in piazza dell’Orologio, e una luce per ogni vittima da ricordare: così il CNF nella giornata contro la violenza sulle donne

L’installazione è decisamente evocativa: un tunnel buio, dove sono scritti i nomi di tutte le donne vittime di femminicidio dal 25 novembre 2022 ad oggi: in fondo al tunnel, un lampo di luce arancione.

E’ il modo di ricordare scelto dal Consiglio Nazionale Forense, nella Giornata contro la violenza sulle donne, l’identità di tutte quelle uccise da un uomo che ha deciso di stroncare la loro vita in nome di un presunto amore che, però, amore non è.

L’installazione, infatti, è proprio di fronte alla sede del Cnf, promotore dell’iniziativa di sensibilizzazione al fenomeno, insieme alla Fondazione dell’Avvocatura Italiana (Fai, ndr) e alla Commissione Pari Opportunità della stessa Cnf, ha un titolo emblematico: NO aMORE.

Dal 25 novembre al 24 gennaio, nel nome di Nasrin Sotoudeh

Nasrin Sotoudeh - Giornata contro la violenza sulle donne Cnf Fai
Nasrin Sotoudeh, avvocato e attivista iraniana attualmente in carcere. Roma- CronacaLive.it

Mai più (no more) vittime di femminicidio e NO aMore perché, a dirla come il padre di Giulia Cecchettin,l’amore vero non uccide“.

L’installazione sarà visitabile per tutta la giornata di sabato 25 novembre.

L’iniziativa non è però un episodio isolato o limitato ai fenomeni di femminicidio: per la Fai, infatti, si tratta di un percorso ideale che contrasti a tutto tondo ogni forma di violenza sulle donne e che dovrebbe concludersi il 24 gennaio, nella Giornata degli Avvocati in Pericolo”, dedicata a Nasrin Sotoudeh, avvocatessa ed attivista iraniana, attualmente detenuta nelle carceri del suo Paese per il suo impegno nella tutela dei diritti umani e civili. Nasrin Sotoudeh sta scontando dal 2018 una condanna a 12 anni di carcere per aver difeso in tribunale due donne apparse in pubblico senza velo e, per questo, è stata accusata di aver “incoraggiato la corruzione”. Grazie ad un permesso medico, era uscita dal carcere e si era recata al funerale di Armita Geravand, la 16enne  morta il 28 ottobre, un mese dopo essere stata aggredita da una guardia della metropolitana perché non indossava il velo. Anche Nasrin Sotoudeh non lo indossava alla cerimonia e, con una quindicina di altri partecipanti, è stata aggredita, picchiata e nuovamente arrestata. Dal 30 ottobre, di lei non si hanno notizie.

Si può essere vittime di femminicidio in molti modi: una persona, una donna, può essere uccisa non soltanto nel corpo ma anche – e soprattutto – nello spirito e nella dignità. La violenza fisica è la più estrema e la più visibile, ma vi sono forme di violenza più subdole che possono straziare l’anima tanto quanto il corpo e, talvolta, anche di più. E così si assiste, impotenti, alla propria quotidiana agonia, senza la possibilità di vedere la fine delle sofferenze patite.