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A Roma il ristorante dove ti insultano: guai ad arrabbiarti, cosa ti spetta

La storica insegna della trattoria – Roma.Cronacalive.it (foto Facebook)

Una trattoria diventata famosa per un intrattenimento molto particolare: parolacce, insulti, batture pesanti e scherzi triviali ai clienti

Ci sono ristoranti che è meglio evitare se si è permalosi e non si sa stare agli scherzi, anche quelli pesanti.

Ormai ce ne sono diversi in giro per l’Italia, ma il primo è nato a Roma: stiamo parlando del ristorante Cencio la Parolaccia nel rione Trastevere – in Vicolo del Cinque – che ha ispirato anche film italiani come “Simpatici e antipatici” e “Fracchia la belva umana”, dove il ristorante si chiamava “Da Sergio e Bruno gli incivili”.

È qui dal 1941, quando Vincenzo – detto “Cencio“ – e sua moglie Renata de Santis aprono una trattoria molto particolare: il servizio include un intrattenimento condito con parolacce, scherzi triviali e canzoni folkloristiche romanesche con tanto di termini piccanti.

I clienti assistono agli spettacoli di cabaret durante la cena in un clima a dir poco frizzante, con i camerieri che non risparmiano nemmeno apprezzamenti a sfondo sessuale alle donne. Insomma, un ristorante non per tutti: a qualcuno potrebbe andare di traverso il boccone.

Un locale non per tutti

Cencio la Parolaccia non è adatto nemmeno a chi desidera una cena rilassante e intima: qui si ride e si scherza, si ricevono insulti a raffica dall’animatore, dal pianista e dai camerieri che coinvolgono i clienti nelle loro gag, tra scherzi e battute.

Oggi il tradizionale intrattenimento folkloristico è portato avanti dai figli di Cencio e Renata. È un locale gettonato per organizzare compleanni e cene goliardiche tra amici in un ambiente scherzoso e informale, certamente diverso da tutte le altre osterie romane.

Cencio la Parolaccia nel rione Trastevere – Roma.Cronacalive.it (foto Facebook)

La proposta culinaria: cucina tradizionale romana

A parte insulti e parolacce, cosa ci si può aspettare da una cena da Cencio la parolaccia? Qui si mangiano i piatti tipici della tradizione romana in porzioni abbondanti, preparati con ingredienti di derivazione contadina, ad esempio carbonara, gricia, rigatoni con la pajata: l’ingrediente principale di quest’ultimo è l’intestino di vitello contenente una sostanza lattiginosa, che dà vita a un piatto molto saporito di origine popolare.

Dal lunedì al giovedì è possibile scegliere tra il menù fisso e i piatti alla carta, mentre il venerdì e il sabato il menù è fisso con antipasti, due primi, due secondi con arrosti misti, contorno, dolce e caffè. Domenica chiuso. Tra gli antipasti le bruschette, tra i primi anche sugo di coda e d’abbacchio e cacio e pepe; secondi tipici della tradizione romanesca come trippa, coda alla vaccinara, abbacchio scottadito, ossobuco alla romana, involtini al sugo, oltre a maialino arrosto e bistecca di manzo.