Gaeta, nella Riviera di Ulisse, meta per un weekend indimenticabile: la città delle cento chiese e delle spiagge da sogno
In provincia di Latina, quasi al confine con la Campania, a metà della Riviera di Ulisse un borgo marinaro, pittoresco e suggestivo, è meta di viaggiatori affascinati dalla bellezza del paesaggio e dalla ricchezza del suo patrimonio storico: è Gaeta, “la città delle cento chiese“. Incantevole d’estate e ammaliante in inverno, non si pensi di poterla visitare in un paio d’ore: un weekend è il minimo sindacale per ammirarne anche solo una parte.
Fondata dagli Aurunci, Gaeta è stata meta prediletta di imperatori e patrizi. Attraverso i secoli, la città ha resistito ad invasioni barbariche e saracene finché, nel 110, Gaeta fu teatro di contese tra Federico II di Svevia e il papato, per poi essere dominata dagli Angioini e, successivamente, dagli Aragonesi. Un capitolo significativo della storia di Gaeta fu scritto nel 1848, quando Papa Pio IX si nascose nel borgo e nel 1861, anno in cui la città fu teatro di uno scontro cruciale per l’Unità d’Italia.
Il cuore medievale di Gaeta, noto come Gaeta Vecchia, offre un affascinante viaggio nel tempo, attraverso i suoi stretti vicoli, profumi e colori unici. Accessibile a piedi attraverso lungomare Caboto o via Annunziata, il percorso conduce al Santuario della Santissima Annunziata, una delle destinazioni gaetane imperdibili.
Il Tempio di San Francesco, uno dei gioielli della città, si raggiunge attraverso una suggestiva passeggiata: fondato nel 1222 dal patrono d’Italia, il tempio è stato ricostruito da Carlo II d’Angiò e restaurato da Ferdinando II delle Due Sicilie, regalando una vista spettacolare dal Monte Orlando. Nel quartiere medievale, vicino al porto, si erge la Cattedrale, dedicata a Maria Assunta in Cielo e ai Santi Erasmo e Marciano, patroni della città: un patrimonio del Tardo Medioevo, con sette navate sorrette da colonne romane e luogo di incoronazione di Papa Gelasio II, gaetano di nascita. La torre campanaria, un misto di influenze occidentali e moresche, termina con un elemento ottagonale e quattro torri cilindriche coperte da cupole: un complesso imponente e maestoso.
Lasciando la suggestiva Gaeta Vecchia, la passeggiata a piedi per via Indipendenza e dintorni rivela un altro affascinante capitolo della storia e della cultura locale: casette con balconi rigogliosi, bancarelle e tradizioni inossidabile al passare del tempo e che, soprattutto a Natale, sono il ritrovo di grandi e piccoli dentro i vichi illuminati a festa. E’ in questo spicchio di Gaeta che si incrocia la Chiesa di Porto Salvo, punto di partenza della processione d’agosto dedicata alla Madonna. Nelle vicinanze, ecco la Chiesa di San Giacomo, costruita dai pescatori nel XVI secolo e ricostruita nel ‘900 dopo l’ennesimo bombardamento. Poi, la Chiesa degli Scalzi (o di SS. Cosma e Damiano), seguita da S. Cosma Vecchio, distrutta durante la seconda Guerra Mondiale e mai più eretta. Proseguendo nell’esplorazione, la Chiesa di San Giovanni a Mare, nota come Chiesa di San Giuseppe, emerge come un gioiello nel cuore di Gaeta. Nata su un luogo sacro distrutto nel 1213, incorpora colonne disuguali e, tra il XV e il XVII secolo, fu arricchita di affreschi e decorazioni barocche, rimosse nel restauro del 1928.
Il Castello Angioino-Aragonese osserva la città da Monte Orlando: dalle prime pietre posate nel VI per resistere alle invasioni dei Goti, il castello è una composizione di sezioni aggiunte nei secoli. La più antica risale all’epoca angioina, mentre quella più recente fu commissionata da Carlo V d’Asburgo: da fortezza a prigione e, fino ad alcuni decenni fa, adibita a carcere militare oggi, la sezione aragonese ospita la Scuola Nautica e la Caserma Mazzini della Guardia di Finanza, mentre con l’Università di Cassino si sta lavorando ad un progetto che vuole il castello sede della Facoltà di Discipline Marittime.
Monte Orlando, però, è custode di altre meraviglie, come il Santuario della Santissima Trinità, noto anche come il Santuario della Montagna Spaccata, così chiamata perché si narra che le tre fenditure siano state provocate dal terremoto che si scatenò nel momento della morte di Gesù Cristo, quando il velo del Tempio di Gerusalemme si lacerò. E, su questo luogo considerato sacro, i monaci benedettini costruirono, nell’XI secolo il Santuario che ha, poi, assunto la sua attuale configurazione barocca napoletana e spagnola alla fine del XVII secolo. Meta di pellegrinaggio di santi e papi, si narra che abbia ospitato un ritiro di San Filippo Neri che vi avrebbe trovato rifugio ed il masso che si servì da giaciglio è chiamato, ancora oggi, il “letto di San Filippo Neri”. Poco lontano, lo sguardo si apre la Grotta del Turco, una gola naturale che si tuffa letteralmente in mare e che si trova in fondo ad una scalinata di 300 gradini. Purtroppo, per motivi di sicurezza, l’accesso completo alla grotta non è più possibile oggi ma è possibile percorrerne un bel tratto. Senza lasciare Monte Orlando e seguendo gli itinerari del Parco, ci si imbatte nelle Polveriere e nel Mausoleo di Lucio Munazio Planco, risalente al 22 a.C., altra destinazione imperdibile.
Il weekend serve per non lasciarsi sfuggire le spiagge di Gaeta, 10 chilometri di costa dove si alternano promontori rocciosi a piccole baie di sabbia chiara e finissima, acque cristalline e una rigogliosa vegetazione mediterranea. Tra tutte, la più rinomata è la spiaggia di Serapo, facilmente raggiungibile dal centro città e dal borgo medievale mentre la piccola Fontania, poco più a Nord, si rivela un angolo suggestivo accessibile a piedi o con un breve nuotata. La spiaggia dei 40 Remi, invece, è raggiungibile solo via mare o a nuoto mentre quella dell’Ariana è stata più volte insignita della Bandiera Blu. Altrettanto affascinante è la spiaggia dell’Arenauta, nota anche come la spiaggia dei 300 gradini, raggiungibile seguendo il percorso dalla Chiesa della Santissima Trinità.
A questo punto, se nel weekend è rimasto ancora un po’ di tempo, si può fare una puntata a Sperlonga, a soli 15 km da Gaeta: anche qui, spiagge incantevoli e un borgo annoverato tra i più belli d’Italia. Vi si potranno ammirare i resti della Villa di Tiberio, oggi Museo archeologico dove sono conservati i gruppi statuari che adornavano la città, e la Grotta di Tiberio offre una spettacolare cavità naturale rocciosa aperta sul Mar Tirreno, con un tratto di spiaggia che spiega bene perché l’imperatore avesse deciso di fissare proprio lì una delle sue residenze.
“Mi dipartì da Circe, che sottrasse me più d’un anno là presso a Gaeta, prima che sì Enea la nomasse …(Divina Commedia, Inferno, Canto XXVI)”: se Ulisse ci ha passato un anno, noi ci potremo pur stare un weekend, no?