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Chi conosce il segreto della pietra scellerata? Una storia misteriosa e inquietante

La pietra scellerata conservata nella chiesa di San Vito all’Esquilino – Roma.cronacalive.it (foto web)

Una pietra ritenuta coinvolta nel martirio dei cristiani e oggetto di credenze medievali che le attribuivano proprietà terapeutiche

Roma è piena di curiosità, leggende e misteri che si perdono nella sua storia. Nei pressi di Piazza Vittorio troviamo la chiesa dei Santi Vito e Modesto, risalente al IV secolo. Da quando fu eretta, l’orientamento della chiesa è stato capovolto due volte: originariamente la facciata era rivolta a nord-est – come l’orientamento odierno – mentre nel 1477 la facciata venne rivolta verso la piazza dove si trova l’Arco di Gallieno – del II secolo d.C. – che si appoggia alla chiesa stessa. Ancora oggi si possono notare le linee di questa facciata capovolta. Nel Novecento la facciata venne riportata all’orientamento originario, aggiungendovi il portale del 1477.

Questa non è l’unica particolarità della chiesa. Nella parete destra della chiesa dei Santi Vito e Modesto infatti, è murata la cosiddetta pietra scellerata, che in passato è stata una reliquia molto venerata.

Nel Medioevo era credenza diffusa che su questa lastra di marmo fossero stati torturati e uccisi molti martiri cristiani all’epoca delle persecuzioni, tra cui lo stesso San Vito.

La pietra poteva essere stata utilizzata per legare i martiri oppure per schiacciare i loro corpi, come suggerirebbe uno degli affreschi del Martirologio realizzati da Niccolò Circignani – detto Pomarancio – nella basilica di Santo Stefano Rotondo al Celio (Santo Stefano Rotondo fu il primo martire della cristianità).

Le proprietà terapeutiche della pietra scellerata

Un’altra credenza diffusa nel Medioevo legata alla pietra scellerata era quella delle sue proprietà terapeutiche. Tra l’altro proprio San Vito – a cui è dedicata la chiesa dove si trova la pietra – fu un martire cristiano molto venerato nel Medioevo a cui venivano attribuite facoltà terapeutiche.

In virtù delle sue presunte proprietà terapeutiche, era consuetudine medievale dei devoti raschiare la lastra di marmo per mangiarne la polvere, considerata un toccasana contro le malattie e in particolare contro il morso dei cani malati di rabbia.

Veduta dell’Arco di Gallieno, o Porta Esquilino, adiacente alla chiesa dei Santi Vito e Modesto – Roma.Cronacalive.it (foto Depositphotos)

L’origine della pietra scellerata

A causa di questa usanza con il passare del tempo i fedeli hanno poco a poco scavato la superficie della pietra al punto da farla diventare liscia e in alcuni punti addirittura concava.

Parte dell’iscrizione che vi era incisa è andata quindi perduta, ma ciò che risulta ben chiara è la funzione originaria della pietra: come recita l’iscrizione si tratta di un antico cippo funerario romano eretto a Lucio Elio Terzio Causidico, che si era meritato anche l’onore di una statua che lo raffigurava seduto. Sul lato sinistro del cippo è ancora visibile una patera scolpita – un bassorilievo ornamentale.