Caso Regeni, in aula il 4 dicembre: la decisione della Consulta fa ripartire il processo

La conferenza stampa dei genitori e dei legali di Giulio Regeni dopo la decisione della Consulta. Roma-CronacaLive.it

Caso Regeni, si torna in aula il 4 dicembre: il Gup fissa l’udienza preliminare sul sequestro e omicidio del giovane ricercatore

Caso Regeni, si torna in aula il 4 dicembre. Dopo il pronunciamento della Consulta, il Gup di Roma ha fissato la data per la prosecuzione dell’udienza preliminare nel processo che avrebbe dovuto stabilire la verità sul sequestro e sulla morte di Giulio Regeni ad opera di quattro 007 della National Security egiziana.

Nonostante tutti i tentativi de Il Cairo per impantanare il processo nelle sabbie mobili dei cavilli giurisprudenziali, finalmente si potrà accertare quanto accadde al giovane ricercatore italiano nel 2016.

Da parte del governo egiziano, infatti, è stato fin da subito evidente che non vi fosse intenzione alcuna di collaborare con le autorità italiane, tentando di rendere impossibile in tutti i modi la notifica degli atti e delle convocazioni agli agenti dei servizi egiziani imputati.

La Corte Costituzionale fa ripartire il processo Regeni

Un’immagine di Giulio Regeni. Roma-CronacaLive.it

Solo la Corte Costituzionale ha potuto sbrogliare il nodo gordiano che paralizzava l’azione giudiziaria, dichiarando che, in effetti, il giudice possa procedere in assenza degli imputati quando i reati siano quelli di tortura. A maggior ragione se, a causa della mancata assistenza dello Stato di appartenenza dell’imputato questi, pur essendo a conoscenza del procedimento in corso, non sia stato ufficialmente raggiunto dalla notifica relativa.

Secondo la Suprema Corte, la paralisi sine die del processo ”non è accettabile, per diritto costituzionale interno, europeo e internazionale […] Il reato di tortura incide sulla dignità umana ed uno Stato ha il dovere di accertare se questo delitto è stato commesso”, in nome della salvaguardia della dignità.

Interrompere il procedimento equivarrebbe ad ‘’un’immunità de facto’‘ per chi offenda i diritti inviolabili della vittima, il principio di ragionevolezza e gli obblighi di tutela dei diritti umani: tutti principi sanciti nella nostra Carta Costituzionale e recepiti e promossi anche dalla Convenzione di New York.