Papa Francesco: “La morte non mi fa paura, ma il dolore sì”
Nel nuovo libro intervista “Non sei solo”, il Pontefice si confessa: “Non ho paura di morire, ma di soffrire”.
Papa Francesco ha confessato di non temere la morte, ma di avere paura del dolore. In “Non sei solo. Sfide, risposte, speranze”, il libro-intervista di Papa Francesco a firma dei giornalisti Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin per Salani, il Pontefice ha infatti dichiarato: “No, non temo la morte. Non so se è perché sono incosciente o se è perché non ci penso… Nel caso di un attentato, se dovessero lanciare una bomba la cosa che più mi preoccupa è l’integrità delle persone vicine. Certo, quello che chiedo al Signore è che, quando arriverà la mia ora, non faccia male, qualsiasi cosa accada. Mi terrorizza il dolore. Da questo punto di vista sono un po’ codardo. Come diceva qualcuno, la morte non mi fa paura, ma mi fa paura vederla avvicinarsi”.
Ma non ha paura della morte, o per cause naturali o per il rischio di un attentato? “Sono consapevole che mi può accadere di tutto. È difficile evitare completamente i rischi di attentati suicidi. È qualcosa che si è potuto constatare negli ultimi anni con le azioni dell’Isis. Quando prego, dico a Dio che sono nelle sue mani. Se deve accadermi qualcosa, succederà inevitabilmente: non ho alcun certificato di eternità. Prima o poi la morte arriverà sotto forma di bronchite o di tumore o di pallottola. Oppure a causa di un mate avvelenato di quelli che mi danno gli argentini durante le udienze generali, come mi ha suggerito, mettendomi in guardia, un capo della sicurezza”, dice Papa Francesco.
La sicurezza di Papa Francesco
Sulla preoccupazione di coloro che hanno la responsabilità di vegliare sul Papa, lo stesso Bergoglio dice: “Sì, è parecchia. Li capisco, è il loro ruolo. In ogni caso, accetto la sicurezza solo a grandi linee. Mi va bene non potere uscire da solo per Roma perché creo problemi al governo italiano. Quello che non accetto è che mi facciano stare dentro a un veicolo blindato quando sono in visita in un Paese. Tutti i governi, per delimitare le proprie responsabilità, mi fanno firmare un foglio in cui dichiaro il mio rifiuto. Ma come posso andare a salutare il mio popolo chiuso dentro a una scatola di sardine e dietro a un vetro?”.