Prove generali di tenuta dell’Ospedale San Camillo Forlanini di Roma in caso disastro: oggi esercitazione sullo scenario peggiore
E se esplodesse un’intera palazzina nelle vicinanze dell’Ospedale romano San Camillo Forlanini, si sarebbe in grado di sostenere un massiccio afflusso di feriti? A questa domanda, oggi, ha dovuto rispondere l’esercitazione annuale cui è stato sottoposto l’intero ospedale, affrontando il peggior scenario prevedibile, quello che il Peimaf – Piano di Emergenza Interno Massiccio Afflusso di Feriti classifica come “livello 3″.
A queste prove generali di disastro incombente – uno stress test indispensabile per non trovarsi impreparati davanti ad emergenze di ogni tipo – hanno partecipato anche l’associazione Croce Rossa Italiana – Comitato dei Municipi 8-11-12 di Roma, l’Ares 118 e tutte le forze dell’ordine.
Obiettivo dell’esercitazione, testare la capacità del personale dell’intero ospedale di affrontare eventi particolarmente complessi, che siano provocati da disastri naturali o per mano dell’uomo: per questo sono stati impiegati circa 60 volontari di Cri, tra vittime, truccatori e disturbatori (i parenti delle vittime che, spesso, intralciano il lavoro dei sanitari) – 32 simulatori in tutto – 12 operatori di emergenza, 6 coordinatori, tre equipaggi di ambulanza (un autista e due soccorritori) e due operatori di droni.
“La simulazione – si legge in una nota diffusa dall’Azienda del San Camillo Forlanini – prevede un massiccio afflusso di feriti in gravissime condizioni, trasportati in ambulanza al Pronto
Soccorso del San Camillo. Gli operatori sanitari sono all’oscuro della simulazione e ovviamente, nel corso dell’evento, verranno garantite tutte le cure ai pazienti già presenti in Pronto Soccorso o in arrivo“.