Psicofarmaci senza ricetta, per dimagrire, dormire o studiare: così il 10,8% dei ragazzi tra 15 e 24 anno cercano di sentirsi “all’altezza”
Disagio, bassa autostima, modelli sbagliati e due anni di segregazione quasi totale, hanno eroso la fiducia in loro stessi dei nostri ragazzi che, per sentirsi “all’altezza della situazione” ricorrono agli psicofarmaci senza neppure essersi, prima, rivolti ai genitori o al medico: il preoccupante fenomeno interessa il 10,8% dei giovani italiani tra i 15 ed i 24 anni. Li assumono per dormire, per dimagrire oppure – e questa sembra essere la motivazione più angosciante per loro – per essere più performanti negli studi.
I dati davvero preoccupanti sono emersi dalla ricerca “L’era del disagio”, curata dall’Inc No Profit Lab, in collaborazione con AstraRicerche ed il patrocinio di Rai per la sostenibilità-esg, presentata oggi a Viale Mazzini, nella sede Rai di Roma.
TikTok è il teatro individuato dai ricercatori per esprimere i propri punti deboli e pubblicare la classifica su pasticche e gocce più efficaci per tentare di risolvere un disagio sbandierato senza remore nè pudore, in una disperata condivisione ispirata al “mal comune, mezzo gaudio”.
Se nel 2020 erano il 3,2% dei ragazzi tra i 14 ed i 19 anni ad essere insoddisfatti della propria condizione e viveva un profondo disagio psicologico, nel 2021 i numeri sono addirittura raddoppiati, raggiungendo la percentuale del 6,2%, ovvero circa 200 mila giovanissimi, la Generazione Zeta.
Gli intervistati, però, hanno pronti anche dei suggerimenti per affrontare la situazione: il 47,2% confida in un rapporto con il lavoro più equilibrato con la propria vita privata e sociale, mentre il 47% chiede un aiuto per accedere al sostegno psicologico ed ai servizi di assistenza relativi. Il 36,7% degli intervistati chiede investimenti per promuovere la ricerca scientifica sulla salute mentale, il 36,4% di aumentare la sensibilizzazione per combattere lo stigma sociale sul tema e, infine, il 30,2% pensa che la situazione possa migliorare favorendo l’accesso dei ragazzi all’istruzione, per dare loro maggiore fiducia in loro stessi.