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Roma: operazione anti riciclaggio per guadagni dal narcotraffico, 33 arresti

Autovettura per servizi d’Istituto e 117 della Guardia di Finanza (Crediti: Foto dal sito della Guardia di Finanza www.gdf.gov.it/it)
Autovettura per servizi d’Istituto e 117 della Guardia di Finanza (Crediti: Foto dal sito della Guardia di Finanza www.gdf.gov.it/it) – Roma.Cronacalive.it

Smantellata una rete internazionale di riciclaggio di profitti illeciti conseguiti dal traffico di stupefacenti.

Le autorità finanziarie del Comando Provinciale di Roma hanno messo in atto, nelle province di Roma, L’Aquila, Reggio Calabria, Napoli, Perugia, Ancona e Campobasso, un’ordinanza di custodia cautelare che coinvolge 22 persone detenute in carcere e 11 ai domiciliari, accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, riciclaggio di denaro, estorsione, autoriciclaggio, e detenzione abusiva di armi.

L’ordinanza, emessa dal G.I.P. del Tribunale locale, segna la conclusione di un’indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma e condotta dal Gruppo Investigazione Criminalità Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma, con il supporto del Gruppo di Fiumicino e coadiuvati dal Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.) della Guardia di Finanza e dalla Direzione Centrale Servizi Antidroga (D.C.S.A.).

L’indagine ha rivelato un sistema di riciclaggio dei profitti illeciti da parte di gruppi criminali coinvolti nel traffico internazionale di sostanze stupefacenti, con un focus particolare sui cinesi residenti a Roma. Questi individui sono stati implicati in attività di riciclaggio di denaro illecito, avvenute principalmente attraverso attività commerciali fittizie dedite all’import-export di abbigliamento e accessori di moda. Questi falsi negozi, gestiti da due comunità familiari cinesi nel quartiere Esquilino di Roma, erano in realtà usati come centri di raccolta per il denaro proveniente da attività illegali. Questi fondi erano poi destinati a essere trasferiti all’estero, principalmente in Cina, in modo anonimo e non tracciabile.

Il metodo “Fei Ch’ien”

Il metodo utilizzato, noto come “Fei Ch’ien” o “denaro volante,” comportava il trasferimento virtuale dei fondi all’estero. In pratica, il denaro depositato presso un broker cinese non lasciava fisicamente l’Italia. Solo il “valore nominale” veniva trasferito alla controparte/broker nel Paese estero. La compensazione avveniva poi tramite vari metodi, tra cui l’uso di corrieri di denaro, bonifici “diretti” di piccoli importi per evitare restrizioni anti-riciclaggio, o tramite trasferimenti di denaro basati su operazioni commerciali fittizie.

In sintesi, il processo operativo includeva:

  • la raccolta di denaro contante derivato dal narcotraffico presso attività commerciali cinesi di copertura;
  • l’assegnazione di un codice convenzionale per ciascun deposito, concordato tra le parti in occasione del versamento, e il conteggio del denaro;
  • il trasferimento all’estero del denaro (precedentemente stornato della commissione riscossa per il servizio di riciclaggio) tramite varie modalità, compresi i corrieri di denaro, i cc.dd. spalloni, nella fase precedente all’emergenza sanitaria da Covid-19, sostituiti poi nella fase post-pandemica da pagamenti di documenti fiscali fittizi, triangolazioni tra operatori cinesi in più Stati/Regioni oppure attraverso il ricorso alla compensazione finanziaria a opera di un broker “Fei Ch’ien”.