Parte la campagna per l a festa dei nonni con l’obiettivo di 10mila adozioni: “Circa 3 miliardi risparmiati in spese per la salute”.
Roma – Parte la campagna “Adotta un cucciolo” in occasione della Festa dei nonni, con l’obiettivo di realizzare circa 10mila adozioni di cani e gatti tra le persone over 65 nei prossimi sei mesi. Secondo una ricerca condotta dal Centro studi Sic-Sanità sono circa il 54% gli over 65 italiani che ha problemi di ipertensione, mentre il 20% è diabetico. Una popolazione di cittadini che in molti casi soffre anche di depressione, per via della solitudine e dell’abbandono. Ecco che in questo caso emerge un altro dato interessante: sempre secondo il centro studi, infatti, per lo Stato ci sarebbe un risparmio di circa 3 miliardi di euro sulla spesa sanitaria se la totalità degli anziani avesse almeno un animale domestico.
Sulla scia di questa importante consapevolezza, anche quest’anno è stata presentata la campagna “Adotta un cucciolo, ritrova la salute“. L’iniziativa è stata promossa dai promotori Senior Italia Federanziani, l’associazione sportiva italiana, e da VitaAttiva. Ampio sostegno per il progetto è arrivato anche dalla Federazione nazionale degli Ordini dei medici, dalla Federazione italiana medici di medicina generale e dall’Associazione nazionale medici veterinari italiani. Presente anche la Società italiana ipertensione arteriosa, insieme all’Associazione italiana per la difesa degli interessi dei diabetici.
La scelta di un animale domestico, ha ricordato in un videomessaggio il ministro pe le Disabilità, Alessandra Locatelli, può essere determinante anche per gli anziani meno autosufficienti. Grazie alla presenza di questi teneri amici, molti anziani avrebbero infatti una maggiore possibilità di “ampliare i momenti di relazione con i mondo esterno e ridurre la solitudine”.
“Il guadagno può esserci per tutti – ha ricordato Roberto Messina, presidente Senior Italia FederAnziani – le persone starebbero meglio e gli animali troverebbero una casa. Anche le casse comunali e statali risparmierebbero“. Servirebbero, infatti meno risorse per la gestione degli animali randagi presenti nelle strutture e, come abbiamo visto, ci sarebbe un elevato risparmio relativo alla spesa sanitaria.