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Roma, chiuse le indagini su Leandro Bennato: droga rubata, sequestri e torture

Aula di Tribunale. Roma.CronacaLive.it
Aula di Tribunale. Roma.CronacaLive.it

Il recupero di 107 kg di droga rubati al centro di sequestri e torture: la procura di Roma chiude le indagini a carico di Leandro Bennato e altri 6

Rubare ad un capo clan è rischioso; lui non denuncia; semplicemente non guarda in faccia a nessuno per recuperare il maltolto, anche se si tratta di sequestrare e torturare almeno 4 persone: è di questo che è accusato Leandro Bennato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, insieme ad altri 6, per reati – a vario titolo – che vanno dal sequestro al furto alla detenzione di droga a fini di spaccio.

La procura capitolina ha, infatti, chiuso le indagini relative ai fatti in questione e che risalgono alla fine dello scorso anno.

Secondo i pm Giovanni Musarò ed Erminio Amelio, coordinati dagli aggiunti della DDA Michele Prestipino e Ilaria Calò, Leandro Bennato – il cui nome spunta anche nel fascicolo sull’omicidio di Fabrizio “Diabolik” Piscitelli – ed Elias Mancinelli, due pezzi importanti della malavita di Casalotti e Boccea, sarebbero i proprietari di 107 chili di cocaina rubati all’uomo che doveva custodirla per loro, Gualterio Giombini.

Le indagini della DDA di Roma: Giombini, sequestrato e torturato, muore a poche settimane dalla liberazione

Carabinieri. Immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it
Carabinieri. Immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it

Così, un po’ per ricavarne informazioni utili e un po’ per dare un segnale, i due avrebbero sequestrato e segregato, per giorni, in una baracca, proprio il Giombini, picchiandolo e lasciandolo mezzo nudo a congelare fino a quando l’uomo ha fatto un nome, indicandolo come uno dei possibili responsabili del furto: Cristian Isopo.

Gualtieri Giombini morirà qualche settimana dopo la sua liberazione e, secondo gli inquirenti, Bennato avrebbe agito quale “mandante del sequestro e regista di tutte le fasi esecutive, dal momento in cui Giombini veniva privato della libertà personale fino al momento della sua liberazione, disposta dallo stesso Bennato solo quando accertava che Giombini non poteva fornire ulteriori informazioni per consentire il recupero della droga sottratta“.

Nel frattempo, l’attenzione dei piccoli boss si sarebbe concentrata su Isopo. Per i pm, va in scena lo stesso copione: l’uomo viene sequestrato e segregato per 12 ore nella stessa baracca, sempre quella, legato ad una sedia con le fascette da elettricista e pestato fino a far recuperare a Bennato e Mancinelli  77 chili di droga dei 107 sottratti dal gruppo rivale.

All’appello, però, mancano ancora una trentina di chili di cocaina: così la ricostruzione dei magistrati si allarga ad un terzo sequestro, stavolta ai danni di due donne. Una di queste sarebbe stata liberata dopo circa 8 ore, perché sequestrata per errore a causa dell’omonimia con una cugina. L’altra, invece, avrebbe riguadagnato la libertà con la restituzione di 7 chili e 700 grammi della partita rubata e 165mila euro, ovvero quello che restava dall’incasso della cocaina già venduta.

Questo il quadro fotografato dall’atto d’accusa dei magistrati della procura capitolina che vede Bennato e Mancinelli rischiare il processo per sequestro di persona a scopo di estorsione e detenzione di droga a fini di spaccio; per altri 5 indagati, oltre alla detenzione a fini di spaccio, l’accusa è anche di furto aggravato della cocaina.