Continuano le indagini per individuare il responsabile dell’omicidio di Di Giacomo. Rilasciato il 30enne sospettato.
Roma – Nel parcheggio di via Ferdinando Quaglia, a Tor Bella Monaca, c’è un silenzio assordante che dura ormai da cinque giorni. Nessuno può lasciare più la propria macchina parcheggiata in quel luogo: sono le imposizioni delle famiglie del quartiere che chiedono con forza giustizia. Solo fiori e lettere in ricordo di Daniele Di Giacomo, noleggiatore di Latina ucciso con quattro colpi di pistola giovedì mentre era a bordo di un suv, in compagnia della sua ragazza.
In un primo momento sembrava che gli inquirenti avessero già trovato il colpevole, ma dopo l’interrogatorio di venerdì 15, il 30enne fermato a Fiuggi è stato rilasciato per insufficienza di prove. I Carabinieri lo avevano fermato con il sospetto che ad uccidere Di Giacomo fosse stato proprio lui, un giovane pregiudicato molto vicino alle famiglie Moccia e Sparapano, capisaldi delle piazze di spaccio di Tor Bella Monaca. Secondo quanto si apprende, il ragazzo aveva avuto una relazione con la donna che al momento della sparatoria si trovava insieme alla vittima. Ad ogni modo, per gli inquirenti il 30enne è comunque un testimone utile alla ricostruzione della dinamica dell’agguato del 14 settembre, mentre si cercano altri indizi per arrivare ad un’identikit del killer.
Il rilascio del trentenne indiziato per l’omicidio di Di Giacomo racconta di come le indagini siano ancora in alto mare. Tuttavia, una tessera del puzzle potrebbe essere stata aggiunta da un indizio che, forse, ha deciso di lasciare qualcuno che sa come siano andate le cose. Tra gli oggetti che in molti hanno lasciato sul luogo della sparatoria per ricordare Daniele 38enne originario della Borghesiana, gli inquirenti hanno notato anche un pacco di fette biscottate. Non è escluso che si tratti di un messaggio in codice, utile ad avvicinarsi alla soluzione del caso.
Intanto gli investigatori stanno scandagliando le immagini di alcune videocamere di sorveglianza private, presenti nei pressi del parcheggio di via Quaglia. Ci sarebbe un sistema di sorveglianza, in particolare, che sarebbe riuscito a catturare elementi fondamentali alla ricostruzione della dinamica dell’agguato. La posizione è perfetta: il balcone di un appartamento in via Giorgio Ghisi che dà proprio sul prato tra via Quaglia, dove c’è stata la sparatoria e via Francesco Merlini.