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Caso Onichini: Mattarella nega la grazia al macellaio che sparò al ladro

Walter Onichini, immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it
Walter Onichini, immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it

Mattarella nega la grazia a Walter Onichini, il macellaio di Legnaro (PD) che sparò al ladro. Da gennaio 2023 è in prova ai servizi sociali

Walter Onichini resterà agli arresti domiciliari nella sua abitazione, a Camponogara (VE) e, di giorno, può anche lavorare nella macelleria della sorella Chiara, quando non fa il volontario in seguito alla decisione del Tribunale di sorveglianza di affidarlo, in prova, ai servizi sociali. La sera, però, a partire dalle 22 e fino alle 6 del mattino, deve rimanere in casa e, di grazia, non se ne parla.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha respinto la domanda di indulgenza presentata dalla (allora) moglie di Onichini ben 22 mesi fa: era, infatti, il 17 novembre 2021 quando la donna formulò la richiesta al magistrato di sorveglianza ma la domanda arrivò al ministero di Giustizia solo il 24 agosto dello scorso anno e soltanto adesso è giunta la risposta del Quirinale.

La domanda di grazia è rimasta ferma a Padova per oltre 9 mesi poi finalmente trasmessa al Ministro della Giustizia a Roma e di essa nessuno aveva più saputo dirci nulla. Dal 23 gennaio di quest’anno Walter Onichini è stato ammesso all’affidamento in prova ai servizi sociali – ha dichiarato il Ernesto De Toni, legale di Annichini – e ha potuto finalmente cercare di riprendere in mano la propria vita“.

Il legale De Toni: “Nel caso di Onichini, sono stati usati due pesi e due misure”.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it

Una vita sospesa, quella di Annichini, dal 22 luglio del 2013, quando sparò  al ladro che si era introdotto a casa sua, ferendolo gravemente. Per questi fatti e con l’accusa di tentato omicidio, fu processato e condannato, nel 2021, a quattro anni di reclusione.

Rimane l’amarezza –  continua l’avvocato – per la palese diseguaglianza di trattamento per due persone che avevano entrambe commesso dei reati per i quali sono stati condannati”. 

Il riferimento di De Toni è proprio ai due protagonisti della vicenda: da un lato, Onichini, incensurato, finito in carcere a 48 ore dalla sentenza e a 9 anni dai fatti e rimanendovi per 16 mesi. Dall’altro, la sua vittima: pluripregiudicato, immigrato clandestinamente e con un provvedimento di esplusione sulla testa, condannato ad “una pena di 3 anni e otto mesi di reclusione passata in giudicato da settimane e che poteva essere arrestata quando era venuto in Tribunale a Padova per chiedere i danni e testimoniare su quanto era accaduto, ma si era potuto rendere irreperibile perché non era stato tempestivamente emesso l’ordine di carcerazione“.