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Sanità, Cittadinanzattiva: “Tra mancanza di personale e liste bloccate, sempre tempi biblici per le liste d’attesa”

Paziente si sottopone a visita medica. Immagine repertorio. Roma-CronacaLive.it

Dopo il controllo dei Nas sulle liste d’attesa nella sanità pubblica, Cittadinanzattiva diffonde i dati sui tempi del SSN

Due anni per una mammografia di screening; tre mesi per rimuovere un tumore all’utero su cui intervenire, al massimo, entro 30 giorni; due mesi per una visita ginecologica urgente, da fissare entro 72 ore.

Passano gli anni e le emergenze sanitarie si susseguono ma i tempi per le liste d’attesa, nella sanità pubblica, non sembrano mai ridursi: è quanto segnala, ancora una volta, Cittadinanzaattiva, dopo le 26 denunce scaturite dalla maxi operazione sulle liste d’attesa.

Il Blitz dei Nas – precisa Anna Lisa Mandorino, segretaria generale dell’associazione – dimostra che siamo lontani dall’aver migliorato la situazione rispetto alle liste di attesa, nonostante un Piano e dei fondi stanziati ad hoc”.

Mandorino, Cittadinanzattiva: “Le regioni non hanno ancora recuperato i ritardi nelle prestazioni a causa del Covid”

Controllo dei Nas sulle liste d’attesa. Fonte US Carabinieri/Ansa

La situazione denunciata da Cittadinanzattiva non è certo nuova: tempi praticamente uguali un anno fa e, così, anche due o tre anni prima. E le cause sono molteplici. Si va da problemi di natura organizzativa, come la mancanza di personale, fino ad arrivare al dolo tout court: “A volte sono veri e propri reati, come la sospensione delle prenotazioni – denuncia ancora Mandorino – le cosiddette liste bloccate. Questi vanno puniti con tutti gli strumenti per arginare un fenomeno che impatta molto sul diritto alla salute dei cittadini e sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale“.

Nella sanità pubblica si registrano colli di bottiglia che dilatano i tempi smisuratamente per intervenire in situazioni che sono già più che urgenti. Salta il rispetto dei codici di priorità e contattare il Cup per una prenotazione è affare quasi impossibile.

Così “per le prime visite oncologiche da svolgersi entro 10 giorni – continua Mandorino – i cittadini, nel 2022, ne hanno attesi anche 60“. Ma, senza il codice di priorità, per una visita cardiologica di giorni ne possono passare anche 300, 10 mesi. Ed controllo ginecologico urgente, da effettuarsi entro 72 ore, viene fissato dopo 60 giorni, così come una visita dall’endocrinologo, senza codice prioritario, è finita in calendario a 455 giorni dalla richiesta, ovvero 15 mesi dopo.

Da qui è facile comprendere, come rileva l’Istat, perché il numero degli italiani che ricorrono a visite specialistiche, attraverso il SSN sia precipitato, passando dal 42% del 2019 al 39% del 2022. Anche sul fronte degli esami, i dati continuano a scendere: dal 35,7% al 32%.

E questo significa che, chi ne ha la possibilità, ricorre alla sanità privata, mentre chi non può sostenere la spesa, semplicemente, rinuncia a curarsi.

E la conclusione, per Mandorino è che “la quasi totalità delle regioni non ha recuperato le prestazioni in ritardo a causa della pandemia”.