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Orsa Amarena: ha lo stesso numero dell’uomo che l’ha uccisa, bersagliata da messaggi di morte

Orsa Amarena uccisa fuori dal Parco nazionale d'Abruzzo
L’orsa Amarena e i suoi cuccioli attraversano un borgo a San Sebastiano dei Marsi, davanti a un gruppo di presenti che osserva e filma – CronacaLive ediz. Roma

Una donna di Pescina alla gogna mediatica: insulti e minacce di morte perché ha lo stesso numero dell’uomo che ha sparato ad Orsa Amarena

Se Andrea Leombruni, l’uomo che ha sparato all’Orsa Amarena a San Benedetto dei Marsi, lamenta di sentirsi bersagliato da offese ed aggressioni verbali di ogni tipo, ad una donna di Pescina (AQ) non va certo meglio: con lo stesso numero della norcineria di Leombruni, da giorni è vittima della stessa gogna mediatica.

Da tre giorni non viviamo più“, racconta la signora di mezza età che vive con il figlio a pochi km da San Benedetto dei Marsi e che è divenuta il bersaglio delle rappresaglie telefoniche dopo l’uccisione dell’Orsa. “Ci eravamo accorti da tempo che c’era un problema con il numero di telefono”- spiega la donna – “a volte ci chiamavano per chiederci arrosticini o altri tipi di carne, quindi abbiamo capito che pensavano di chiamare la norcineria di proprietà dell’uomo che oggi è noto per aver sparato all’orsa. Abbiamo cercato di risolvere il problema – continua  e per un po’ non c’erano state più chiamate. Ora però, dopo i recenti fatti, è diventato un inferno”.

La vittima delle minacce: “Siamo tutti dalla parte dell’orsa. Ma il colpevole lo stabilisce la giustizia e non la pubblica gogna”

Andrea Leombruni, l'uomo che ha sparato all'orsa Amarena che si era introdotta nella sua proprietà San Benedetto dei Marsi. Roma-CronacaLive.it
Andrea Leombruni, l’uomo che ha sparato all’orsa Amarena che si era introdotta nella sua proprietà San Benedetto dei Marsi. Roma-CronacaLive.it

Le telefonate in casa della famiglia della donna si susseguono senza sosta: appena si solleva il ricevitore parte immediatamente l’insulto o la minaccia. “Non riusciamo nemmeno a spiegare che non siamo noi quelli che hanno ammazzato Amarena – si sfoga ancora la signora – perché ci offendono e poi riattaccano senza che noi possiamo dire nulla. Al di là di tutto – puntualizza – io vorrei dire a queste persone che il colpevole lo stabilisce la giustizia, non la pubblica gogna. Siamo tutti dalla parte dell’orsa e dei suoi poveri cuccioli, e anche del Parco d’Abruzzo, naturalmente, che ha subito una gravissima perdita. Però minacciare e offendere telefonicamente non è certo una soluzione“.

Situazione condivisa anche dal 56enne che, reo di aver colpito mamma Orsa, è il vero bersaglio della rabbia popolare: “Sono tre giorni che non dormo e non mangio, non vivo più – è esploso Leombruni – ricevo in continuazione telefonate di morte, messaggi: hanno perfino chiamato mia madre che ha 85 anni. Tutta la mia famiglia è alla gogna“.