Tra la rabbia dei residenti per i ritardi nella ricostruzione e le parole del Vescovo di Rieti, ricorre oggi il 7° anniversario del terremoto di Amatrice.
Sette anni fa, l’Italia centrale fu scossa da un terremoto devastante che colpì profondamente la piccola cittadina di Amatrice e molti altri comuni circostanti. Oggi, mentre la data del 24 agosto segna il settimo anniversario di quella tragica scossa, le ferite emotive e fisiche causate dal terremoto sono ancora tangibili. L’evento non solo ha causato la morte di 237 persone, ma ha anche lasciato in eredità una lotta costante per la ricostruzione e la rinascita delle comunità coinvolte.
All’alba di questo anniversario, un messaggio forte e chiaro è apparso su un viadotto della Salaria che conduce ad Amatrice.
“Meno armi più ricostruzione” proclama lo striscione, esprimendo la frustrazione dei residenti nei confronti dei ritardi nella ricostruzione e delle sfide persistenti che affrontano quotidianamente. La richiesta urgente è quella di vedere progressi concreti, poiché la persistente situazione di isolamento a sette anni dal terremoto è stata definita “indecente”.
In questo momento di riflessione e commemorazione, il Vescovo di Rieti, mons. Vito Piccinonna, ha celebrato una messa in memoria delle vittime presso l’Auditorium dei Monti della Laga ad Amatrice, esortando la comunità a coltivare l’amicizia con il divino e a trovare forza nell’unità.
“Come pastore di questa terra martoriata e ferita sento di esortarci reciprocamente anzitutto ad essere e a fare comunità e a tendere molto a questo. Abbiamo bisogno di essere salvati dalla solitudine e dalla dispersione, dalla tristezza e dallo sconforto che ci portiamo tutti dentro. È solo Gesù, la Speranza fatta carne, a salvarci, a farci ripartire continuamente, talvolta anche rivedendo i nostri modi, le nostre prospettive, le nostre certezze”.
Parlando agli affetti e alle autorità presenti – per il Governo il ministro dello Sport Andrea Abodi e quello della Protezione civile, Nello Musumeci – il vescovo ha poi condiviso parole di speranza e incoraggiamento, ricordando la figura di Bartolomeo‐Natanaele, l’Apostolo di cui oggi la Chiesa fa memoria, ed esortando a coltivare “l’amicizia col Signore” che, ha sottolineato, “sarà portatrice di una promessa che può far aprire il cielo, quel cielo che dal 24 agosto di 7 anni fa anche a noi sembra essere chiuso. Ma siamo qui a coltivare la fiducia nel Dio di Gesù Cristo che non ha smesso di esserci Padre e mai lo farà!”.
Per il presule, secondo quanto riferisce il Sir, “qualcosa di nuovo accade solo quando riusciamo a fare comunità. È questa la premessa e la forza liberante per tutto. Benedetta la nostra vita quando ci accorgiamo degli altri e, anche in memoria dei nostri cari, ci disponiamo ad accogliere, a non lasciare ai margini, a fare comunità perché solo un più grande e forte senso di comunità ci potrà aiutare ad accorgerci che, nonostante tutto, il cielo su di noi non è rimasto chiuso: sì, una comunità più forte del terremoto”.
Nel pomeriggio di oggi, il Vescovo Piccinonna celebrerà una messa ad Accumoli, l’epicentro del terremoto, dove 11 vite furono tragicamente spezzate. In questo giorno di memoria, le parole e le azioni unite di recupero e speranza continuano a sostenere la comunità di Amatrice e di tutta la regione.