Stop al reddito di cittadinanza: cosa fare dopo l’SMS
Dalla presa in carico dei servizi sociali del comune ai centri per l’impiego. Il sito del ministero pubblica le Faq.
Come già annunciato da uno sbrigativo SMS, inviato dall’Inps lo scorso venerdì, sui cellulari di oltre 160 mila percettori, la platea degli assistiti si divide.
Da un lato, i soggetti che continueranno a percepire il reddito di cittadinanza da agosto fino al 31 dicembre 2023 (famiglie con minori, persone disabili o over 60); dall’altra gli esclusi, a meno che non vengano presi in carico dai servizi sociali del comune di residenza.
Gli uffici municipali dovranno avviare una valutazione e, qualora l’ex percettore non risulti “occupabile“, i dati del soggetto in questione dovranno essere inseriti nella piattafoma per la Gestione dei Patti per l’Inclusione sociale (GePI). Si tratta di uno strumento per adottare le attività di competenza dei Comuni indirizzate a percettori del RdC e sul sito del ministero del Lavoro, nella pagina dedicata alle Faq si legge che “la presa in carico da parte dei servizi sociali non è prevista per quei nuclei che presentano solo bisogno di tipo lavorativo, i cui componenti in età attiva sono stati indirizzati ai Centri per l’impiego“.
Presa in carico e arretrati per chi continua. Per gli “occupabili”, via al programma SFL: dal 1° gennaio 2024 indennità di 350 euro al mese. Con il 31 dicembre 2023, misure estinte. E arriva l’assegno di inclusione.
I servizi sociali municipali avranno tempo fino al 31 ottobre 2023 per trasmettere all’Inps i dati delle persone prese in carico attraverso la piattafoma GePI. Se la richiesta arriverà entro questo termine, il sostegno potrà essere riattivato fino al 31 dicembre 2023, con il beneficio di eventuali arretrati. Quindi, se il percettore verrà preso in carico il 30 di ottobre, gli verranno corrisposte per intero le mensilità di agosto e settembre, ferma però la sospensione definitiva per fine anno.
Chi, invece, non rientrerà tra coloro presi in carico dai Comuni, verrà indirizzato verso i Centri per l’Impiego. Dal 1° settembre 2023, per queste persone, sarà possibile richiedere l’SFL, il Supporto per la Formazione e il Lavoro: potranno così ricevere, ma solo a partire dal 1° gennaio 2024, “una indennità nel caso di partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione e riqualificazione professionale, di orientamento, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro comunque denominate”.
La nuova misura prevede un’indennità di partecipazione di 350 euro mensili per un massimo di 12 mensilità, ma l’Isee non dovrà superare i 6mila euro. Per poter richiedere di essere inclusi nel sostegno SFL, bisognerà fare richiesta – a partire dal 1° settembre – sul portale dedicato dell’Inps che il ministero del Lavoro renderà noto nelle prossime settimane.
Tutto si concluderà con il 31 dicembre 2023: andranno in archivio sia il reddito sia la pensione di cittadinanza. Al loro posto, arriverà l’assegno di inclusione, diretto a tutti i nuclei familiari con minori, persone disabili, over 60 e soggetti affidati a cura ed assistenza dei programmi socio sanitari territoriali. Ssecondo il ministero, rientrano in queste categorie le persone assistite da servizi per disabilità, dipendenze, donne vittime di violenza, malattie psichiatriche o che usufruiscano di servizi psicologici per la cura della persona e, infine, i senza dimora a carico dei servizi sociali territoriali.
La richiesta per l’assegno di inclusione potrà essere effettuata, non prima del 1° gennaio 2024, sul sito Inps, attraverso lo Spid o la Carta di Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi, oppure rivolgendosi a Caf e patronati. Il portale dedicato sarà attivato nelle prossime settimane.