Omicidio-suicidio di Verona, il fratello che ha sparato era un Hikikomori | Psichiatra Marazziti: “E’ una sindrome in costante diffusione”
La psichiatra Marazziti, riferendosi al caso di omicidio suicidio dei due fratelli di Verona, ha spiegato il problema degli Hikikomori.
“Se come si legge, il ragazzo che ha premuto il grilletto era un Hikikomori si conferma la presenza di un problema che è diffuso e sottovalutato”. Ad affermarlo su Adnkornos è la professoressa Donatella Marazziti, docente di psichiatria a Pisa e all’UniCamillus di Roma, riferendosi al caso di omicidio-suicidio dei due fratelli di Verona.
“Voglio premettere -ha sottolineato- che la stragrande maggioranza degli Hikikomori non commette atti violenti ed ha le capacità e le risorse per superare il problema, ma la sindrome è in costante diffusione e porta a un progressivo isolamento sociale“.
La professoressa, autrice di diverse pubblicazioni sul tema, ha spiegato che il fenomeno cresce di pari passo all’aumento della dipendenza social e della “tendenza estesa a ergere un muro tra realtà virtuale e vita reale“. “La confusione -ha aggiunto- inizia nella prima adolescenza e si nutre di nuove occasioni fornite dalle produzioni di attività che, dalla PlayStation alle connessioni informatiche, portano a un eremitaggio sociale”.
Nel periodo della pubertà, in particolare, si crea una “sovrapposizione tra finzione e realtà e una concezione della morte non come qualcosa di immanente ma come una sorte di gioco virtuale“.
“C’è la necessità di una prevenzione seria che limiti il più possibile il virtuale e che assegni uno spazio vitale alle relazioni e al loro sviluppo”, avverte la psichiatra Marazziti concludendo che, al di là del caso di specie, “bisogna attuare una pedagogia della realtà e delle emozioni”.