La morte di Emanuele Scieri non fu un suicidio. Condannati Panella e Zabara per l’omicidio volontario del parà dalla Corte d’Assise di Pisa.
Alessandro Panella e Luigi Zabara, oggi ex caporali della Brigata Folgore, hanno ucciso deliberatamente il parà siracusano Emanuele Scieri: è questo il verdetto emesso, qualche ora fa, dalla Corte di Assise di Pisa che li ha condannati a scontare, rispettivamente, 26 e 18 anni di reclusione per omicidio volontario in concorso.
13 Agosto 1999, caserma Gamerra di Pisa: il corpo del giovane Emanuele Scieri, paracadutista di leva appena giunto nella caserma pisana, vola dalla torretta, finendo sotto la scala di asciugatura dei paracadute, dove sarà ritrovato 3 giorni dopo.
La prima tesi dell’accaduto è che si sia trattato di suicidio, ma sono davvero in pochi a credervi e persino una Commissione parlamentare d’Inchiesta stabilirà, anni dopo, che il 26enne siracusano non si sia ucciso. Oggi, una sentenza della Corte d’Assise, a 24 anni dalla morte di Scieri, conferma che si è trattato di omicidio volontario, un atto di violenza deliberato e gratuito.
Il verdetto della Corte era atteso lo scorso 14 giugno ma, dopo circa 6 ore di camera di consiglio, i giudici avevano deciso per un rinvio, al fine di ascoltare altre tre testimoni citate dall’accusa. Si trattava di tre amiche di un paracadutista che, quel 13 agosto del ’99, si trovava in caserma e che riferì agli inquirenti di aver visto gli imputati girovagare dentro la Gamerra, verso l’1 del mattino. Così le testimonianze di Magdalena Mariani Lattanzi, Elisa Spaccapeli e Sandra Aceti sono servite a fissare gli orari, elemento evidentemente dirimente e che, dopo 29 giorni, ha portato la Corte a pronunciarsi con un verdetto di colpevolezza a carico dei due commilitoni di Scieri.
Panella e Zabara erano finiti sotto inchiesta già nel 2018: secondo la Procura di Pisa, i due lo avrebbero picchiato e fatto denudare e, dopo averlo costretto a salire sulla torretta, avrebbero continuato ad infierire, secondo l’accusa, calpestando le nocche delle mani con cui Scieri tentava di reggersi mentre penzolava nel vuoto, facendolo precipitare e morire e nascondendone il corpo sotto un tavolo della caserma. I pubblici ministeri riferiranno anche che il giovane sia morto dopo una lunga agonia e che un soccorso immediato avrebbe potuto salvargli la vita.
Alla lettura della sentenza di condanna di oggi, Francesco Scieri, fratello di Emanuele, si è stretto in un lungo abbraccio con i propri legali, il viso rigato dalle lacrime: “Noi volevamo la verità. E oggi, quasi 24 anni dopo la morte di mio fratello, è stata scritta una pagina di verità – ha commentato – è un tassello importante se ci saranno altri gradi di giudizio”. Le parole più toccanti vengono dalla madre del parà, Isabella Guarino che, però, non era in aula: “Sono contentissima – ha dichiarato al telefono all’agenzia Ansa – un po’ di giustizia ci voleva per tutti, per noi che abbiamo lottato ma anche per il Paese e per la società civile. Abbiamo sofferto tantissimo sia per il dolore che abbiamo avuto sia per il muro di gomma che ci negava verità e giustizia“.
Per il terzo sottufficiale coinvolto nella morte di Emanuele Scieri, Andrea Antico, la procura di Pisa ha fatto ricorso in appello e si attende la fissazione del processo: l’uomo, che aveva scelto il rito abbreviato, è stato assolto nel 2021. Panella e Zabara, invece, avevano optato per il rito ordinario e ne hanno incassato, oggi, la sentenza di colpevolezza.
La Corte d’Assise di Pisa ha anche condannato il ministero della Difesa e i due ex parà ad una provvisionale – a titolo di risarcimento – di 350 mila euro totali.
Sorpresa, invece, per gli avvocati dei due imputati che avevano chiesto l’assoluzione dei loro assistiti: “Faremo appello – ha confermato il legale di Zabara, Andrea Di Giuliomaria – questa sentenza non me l’aspettavo“.