Condanna a 24 anni per il camorrista Antonio Moccia. Nel 2020 invitava gli afragolesi a denunciare chi chiedesse il pizzo a nome suo.
Dopo un iter giudiziario durato 12 anni, il capoclan camorrista Antonio Moccia è stato condannato dal Tribunale di Napoli a 24 anni di reclusione.
Secondo i togati partenopei Moccia, per 6 anni – dal 2004 al 2010 – è stato il reggente della famiglia che ha esteso i suoi interessi da Afragola, comune natale di Moccia, fino alla Capitale.
Il boss venne arrestato l’8 aprile 2021, durante un’operazione congiunta dei carabinieri del Ros e dello Scico della Guardia di Finanza. ll blitz di “Petrol-Mafie spa” – questo il nome dell’operazione – era coordinato da ben quattro procure: Catanzaro, Reggio Calabria, Napoli e Roma.
Che esistesse un clan Moccia è sempre stato negato da ogni componente della famiglia e, nel marzo del 2020 proprio Antonio Moccia fece affiggere ad Afragola un manifesto invitando cittadini, imprenditori e commercianti a denunciare alle autorità chiunque avesse tentato di estorcere loro denaro a nome della famiglia Moccia. L’affissione fu regolarmente corredata dall’autorizzazione comunale rilasciata dell’ufficio affissioni di Afragola.
Il boss è stato un autentico figlio d’arte: il padre, Gennaro Moccia, fu ucciso in un agguato nell’aprile del ’74 mentre la madre, Anna Mazza, fu la prima donna in Italia ad essere accusata per reati di mafia: la chiamavano “la vedova nera“.
Secondo i giudici, l’impero dei Moccia si estendeva dal popoloso comune di Afragola fino alla Capitale.