Dalle perizie risulta ‘impossibile definire ufficialmente il traffico aereo’: i responsabili della strage di Ustica rimangono quindi ignoti.
Anche se non è stato prodotto alcun atto formale, sembra che l’indagine sulla strage di Ustica rimarrà senza colpevoli.
Avviata dalla Procura di Roma da oltre quindici anni, l’indagine contro ignoti, coordinata dall’aggiunto Erminio Amelio, procede infatti verso l’archiviazione, nonostante le numerose rogatorie, acquisizione di atti, analisi di documenti e audizioni per cercare di arrivare alla verità sull’incidente aereo che costò la vita a 81 persone.
L’incidente aereo avvenne la notte del 27 giugno del 1980 e coinvolse il volo di linea IH870 della compagnia aerea Itavia, un aeromobile Douglas DC-9-15, partito dall’aeroporto di Bologna-Borgo Panigale e diretto all’aeroporto di Palermo-Punta Raisi.
L’aereo, durante il tragitto, perse il contatto radio col Centro di controllo d’area di Roma, si spezzò in almeno due parti e cadde nel mar Tirreno. Nell’incidente morirono tutti gli 81 occupanti dell’aeromobile, tra passeggeri ed equipaggio: è il quarto disastro aereo italiano per numero di vittime.
Oggi il capoluogo emiliano ricorderà con una serie di iniziative – a partire dell’incontro tra il sindaco Matteo Lepore e i parenti delle vittime – il 43esimo anniversario della strage.
Secondo quanto emerge, l’incidente aereo fu la conseguenza di uno “scenario di guerra” che quella notte, scrive Repubblica, trasformò il quadrante aereo sul Mediterraneo: aerei militari si sono incrociati sul mar Tirreno decollando dalla base francese di Solenzara, una struttura dell’Armée de l’air in Corsica da una portaerei.
Dalle perizie, infatti, emerge che il Dc9 dell’Itavia sarebbe stato abbattuto dall’onda d’urto di un missile esploso a poca distanza dalla fusoliera: proprio per questo si esclude dunque la pista della bomba a bordo.
Anche se i dati ufficiali riportano che non fosse in corso alcuna esercitazione, dai dati rimasti impressi dai radar e trascritti nei plot che gli inquirenti sono riusciti ad analizzare emergono tracce di caccia militari. Tuttavia, è risultato impossibile definire ufficialmente la “paternità del traffico aereo”.
Nel giugno del 2008, dopo aver convocato e sentito come testimoni il presidente emerito della Repubblica Francesco Cossiga e l’allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giuliano Amato, la Procura di Roma riaprì le indagini.
Cossiga infatti dichiarò che ad abbattere il DC 9 sarebbe stato un missile “a risonanza e non ad impatto” lanciato da un aereo della Marina militare francese. Agli atti dell’indagine, inoltre, ci sono i verbali di audizione di alcuni piloti francesi che hanno confermato come quella notte – scrive Repubblica – fu intenso il traffico aereo dalla base militare in Corsica.
In una sentenza del 2013 la Cassazione afferma che la tesi del missile “è abbondantemente e congruamente motivata” e che il fallimento della società Itavia potrebbe essere legato alla “significativa attività di depistaggio” messa in atto negli anni intorno alla vicenda.
Dall’altra parte, Carlo Giovanardi, ex ministro per i Rapporti con il Parlamento nei governi Berlusconi dal 2001 al 2006, afferma che “a nome del governo italiano, mai contraddetto da nessun altro Gabinetto, ho illustrato in Parlamento le risposte alle nostre 36 rogatorie internazionali di Francia e Stati Uniti e dato lettura dei messaggi personali di Jacques Chirac e Bill Clinton a Giuliano Amato, nei quali i due presidenti negavano al nostro presidente del Consiglio ogni coinvolgimento in quel disastro aereo.
È stato accertato inoltre tecnicamente, con certezza assoluta – continua Giovanardi in una nota – che il Dc9 è stato abbattuto dalla esplosione di una bomba collocata nella toilette di bordo. Nessun presidente del Consiglio italiano, dei governi di centrodestra o centrosinistra, ha mai successivamente sollevato la questione con i nostri alleati nelle decine di incontri bilaterali degli ultimi trent’anni”.