Incidente Casal Palocco, sparite dal suv le telecamere | Lo zio avvocato cambia le carte in tavola
Le motivazioni dell’arresto: le telecamere scomparse dal suv e le continue challenge per far soldi. In attesa dell’interrogatorio di garanzia
E’ attesa per l’interrogatorio di garanzia a Matteo Di Pietro, unico accusato, fino ad ora, della morte del piccolo Manuel Proietti e delle ferite riportate, in seguito all’incidente, dalla madre e dalla sorellina.
E se la strategia della difesa del ragazzo, affidata allo zio, l’avvocato Francesco Consalvi, fosse di avvalersi della facoltà di non rispondere, la procura dovrebbe premere sull’acceleratore per completare l’impianto accusatorio.
Fino ad ora, ci sono voluti ben 9 giorni perché il Gip disponesse le misure cautelari richieste dai pm anche se poi tutto l’impianto accusatorio è stato convalidato.
L’ordinanza con cui Di Pietro è stato posto ai domiciliari, nella sua abitazione di Infernetto, ha tra le motivazioni principali il pericolo di inquinamento delle prove. Sono infatti sparite dal suv Lamborghini le due telecamere utilizzate per la registrazione dei video “che, per come riferito dagli amici di Di Pietro – si legge nell’ordinanza di arresto – erano in funzione e, al momento dell’incidente, utilizzate da uno di loro“.
Secndo quando precisato dagl inquirenti “La sfida era iniziata martedì 13 giugno verso l’ora di pranzo“. Praticamente una finzione, prodotta da una serie di filmati registrati altrove e poi montati in post produzione, con l’aggiunta di musiche e di effetti sonori, simulando scene e situazioni che in realtà non si erano mai verificate. “Al momento dell’incidente – si legge ancora nell’ordinanza – stavano parlando, il conducente (Matteo Di Pietro, ndr) stava guidando e non aveva in mano il telefonino. In auto era presente una piccola telecamera GoPro per effettuare riprese anche esterne“.
Consalvi, “la smart ha invaso la carreggiata e non ha dato la precedenza“
A rincarare la dose di sospetto, anche il fatto che proprio la realizzazione di video estremi rappresenterebbero la principale fonte di reddito dei cinque ragazzi di The Borderline srl, la società che fa capo proprio a Di Pietro.
Conseguente è, per il giudice, il rischio della reiterazione del reato, poichè questa è la modalità abituale con cui si assicurano i proventi alla The Borderline. Il tutto aggravato dalla “riscontrata positività ai cannabinoidi” , nonostante non sia possibile stabilire quando fosse stata assunta con precisione.
Per la procura e per il gip, però è certo che il suv guidato da Matteo di Pietro viaggiasse “ad oltre 124 km ora – si legge ancora – immediatamente prima dell’impatto ” con la Smart.
A tal proposito, però, il legale del ragazzo, lo zio Francesco Consalvi, comincia ad avanzare alcuni dubbi. Se non sulla velocità, almeno sulla dinamica. Secondo il legale, Matteo Di Pietro si sarebbe trovato di fronte all’improvviso la Smart ForFour guidata da Elena Uccello, la mamma di Manuel, che avrebbe invaso la sua carreggiata senza dare la precedenza.
Sentita, dagli investigatori subito dopo essere stata dimessa dall’ospedale, però, Elena Uccello non ha potuto fornire chiarimenti precisi merito. La donna, infatti, non ricorderebbe nulla degli istanti dell’impatto.
Un piccolo anticipo di quella che, probabilmente, sarà la linea difensiva adottata dal legale del ventenne il quale potrebbe anche decidere di coinvolgere i compagni a bordo del suv: mentre un fototogramma immortala uno di loro intento a filmare lo schianto terribile, Consalvi riferisce che Gaia Nota, la ragazza a bordo del Lamborghini, avrebbe provato a rianimare il piccolo Manuel.
Contraddizioni e ipotesi che, nel caso Di Pietro si avvalesse della facoltà di non rispondere toccherebbe alla procura vagliare in profondità, con nuovi interrogatori per tutti e quattro gli youtuber e, probabilmente, anche della mamma di Manuel. Ma, soprattutto, con quella perizia per accertare realmente la dinamica dell’incidente.