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Fiumicino, pescatori in protesta contro il piano Ue: “Giù le mani dalla pesca a strascico”

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Fiumicino, pescatori in protesta. Immagini repertorio. Roma.CronacaLive.it

Il Piano d’Azione Ue sulla pesca nel mirino dei pescatori. Le marinerie si mobilitano: “Intervenga il ministro”.

E’ da Fiumicino che si sono levate le voci dei pescatori laziali che hanno aderito alla giornata di mobilitazione nazionale delle marinerie italiane. Il loro “NO” al Piano d’azione Ue sulle misure adottate nei confronti del comparto pesca è risuonato stentoreo e, in particolare, quel provvedimento per ridurre la pesca a strascico è stato il detonatore della protesta.

Sulla banchina del molo nord, vicino alla passerella pedonale sul canale, si sono ritrovate le delegazioni dei pescatori di Fiumicino, Civitavecchia, Terracina e Anzio, con lo sfondo delle bandiere sindacali che sventolavano dai pescherecci ormeggiati.

Sponsor della giornata di protesta i rappresentanti di coopertive, imprese e lavoratori della filiera agroalimentare e pesca: da Agci ad Agrital, da FedAgriPesca a Legacoop fino a Coldiretti Impresapesca, Federpesca e le sezioni dedicate di Cisl (Fai), Cgil (Flai) e Uil (Uila).

Il Piano d’azione per proteggere e ripristinare gli ecosistemi marini per una pesca sostenibile e resiliente – tuona la Flai-Cgil Roma e Lazio – trova come unica soluzione impedire ai pescatori di lavorare“.  E tutte insieme, le sigle sindacali chiedono a gran voce l’intervento del Ministro in sede europea.

Il 20% della flotta peschereccia adotta la pesca a strascico.

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Immagine repertorio. Roma.CronacaLive.it

Numeri importanti quelli della pesca a strascico nel nostro paese: 2088 unità e 7 mila lavoratori che costituisce il 30% degli sbarchi di prodotti e pesa per il 50% dei ricavi. In totale, praticamente l’20% dell’intera produzione nazionale. E, a livello europeo, ecco che il comparto pesca targato made in Italy copre il 25% degli sbarchi ed il 38% dei ricavi, coinvolgendo una flotta di circa 7 mila imbarcazioni.

Quel che temono i nostri pescatori sono le riduzioni delle zone di pesca, con il conseguente rischio di veder aumentare le importazioni, senza una adeguata tracciabilità, oltre alle limitazioni imposte sui sistemi di pesca.

Per questo la marineria e le organizzazioni di categoria chiedono a gran voce il sostegno del governo nel prossimo Consiglio Agrifish di Bruxelles, dove auspicano che la posizione dell’Italia sia contraria alle misure contenute nel Piano europeo.