Caso Orlandi: tra rallentamenti e verifiche, martedì al Senato le valutazioni finali sulla istituenda commissione Parlamentare di inchiesta.
Finalmente in dirittura d’arrivo il percorso accidentato per l’istituzione della commissione Parlamentare di inchiesta voluta per far luce sui casi di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, molto simili tra loro sotto parecchi punti di vista.
Tocca alla commissione Affari Costituzionali affontare, il 20 giugno prossimo, il disegno di legge per dare finalmente il via libera alla commissione di indagine e, a quel punto, si capirà se il provvedimento – già approvato alla Camera – potrà essere licenziato con successo.
Il rallentamento dell’iter per il varo della commissione Parlamentare di Inchiesta aveva subito un brusco rallentamento, dopo le audizioni informali di Alessandro Diddi, promotore di Giustizia del Vaticano, di Giuseppe Pignatone, presidente del Tribunale Vaticano, del procuratore di Roma, Francesco Lo Voi, dell’avvocato della famiglia Orlandi, Laura Sgrò e del giornalista de La 7 Andrea Purgatori.
“Non vi è differenza di vedute – ha commentato Andrea De Priamo (FdI), relatore in Commissione del ddl – rispetto al forte auspicio che, a distanza di anni, si arrivi finalmente alla verità sull’accaduto“.
Rimane la questione dell’approvazione degli emendamenti presentati sulla durata della Commissione: per tutta la legislatura, secondo il testo approvato dalla Camera, oppure un anno, secondo l’emendamento a firma Carlo Calenda. Il problema non è solo questo, però: in seguito alle audizioni si potrebbe decidere di far intervenire la commissione soltanto dopo la fase delle indagini dell’inchiesta promossa dal Vaticano. Sia Deddi, sia Lo Voi hanno infatti espresso perplessità sull’intervento della Commissione nelle attività investigative.
Per Roberto Morassut (PD), però, lasciare che l’iter per istituire la commissione Parlamentare si areni è un’ipotesi irricevibile: “Non posso pensare che il Parlamento faccia un autogol così clamoroso – ha commentato il parlamentare – che faccia un’operazione di auto imbavagliamento così poco dignitosa, che rappresenterebbe un ulteriore elemento di oscuramento della verità, dando quasi la sensazione che non si voglia arrivare fino in fondo“.
Tra i principali promotori dell’istituzione della commissione Parlamentare di inchiesta sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, Morassut osserva: “l’anniversario cade in un momento in cui si è ripreso a parlare della vicenda” e, in relazione ai timori espressi dalle autorità vaticane su possibili “intromissioni perniciose” della commissione stessa sull’inchiesta voluta dal Pontefice, il parlamentare replica: “Non è pernicioso un lavoro serio e responsabile di setaccio che il Parlamento può svolgere per acquisire elementi da trasmettere alle autorità giudiziarie. E può farlo in collaborazione sia con la giustizia italiana sia con quella vaticana“.