Iniziativa dell’Unione delle Camere penali italiane con la Fondazione Enzo Tortora per l’anniversario dei quarant’anni dall’arresto.
L’Unione della Camere penali italiane con la Fondazione Enzo Tortora hanno oggi organizzato, a Largo San Carlo a Roma, una conferenza stampa per ricordare il clamoroso errore giudiziario che portò all’arresto di Enzo Tortora. Esattamente quarant’anni fa, il 17 giugno 1983 alle 4 di notte, il celebre conduttore di “Portobello” fu prelevato in manette dall’Hotel Plaza di Roma con l’accusa di traffico di stupefacenti e associazione di tipo camorristico.
La foto del suo arresto fece il giro dell’Italia occupando le prime pagine dei giornali e dividendo l’opinione pubblica tra innocentisti e colpevolisti. “Provate -ha detto Emma Bonino, leader di +Europa, nel messaggio inviato in occasione dell’anniversario- a mettervi nei panni di un uomo innocente che nel cuore della notte viene arrestato e trasformato pubblicamente in un mostro. Provate a immaginare la solitudine, la rabbia, la frustrazione, il senso di smarrimento per i propri cari, i colleghi, gli amici”.
Una terribile pagina giudiziaria che catapultò Tortora in un’odissea processuale e mediatica. “Un’accusa -ha dichiarato Federica Scopelliti, ultima compagna del conduttore– ingiusta, infamante, pesante quanto non sostenuta da nessun riscontro. Lì è iniziata la sua avventura politica, perché a differenza di chi lo voleva camorrista si è fatto leader di una nobile battaglia per una giustizia giusta, non per sé stesso ma per tutti”.
Enzo Tortora fu assolto con formula piena solo il 13 giugno 1987. “Dopo mesi di galera, di sofferenza, e dopo una battaglia politica con noi radicali, con Marco Pannella -ha spiegato Emma Bonino- Tortora ebbe il riconoscimento della sua innocenza ma l’atteggiamento colpevolista e giustizialista che lo colpì e che ancora oggi ha grande diffusione dimostra che siamo molto lontani da una concezione di giustizia giusta. Bisogna ricordare sempre che ciascuno è innocente fino a quando non ne viene data la colpevolezza con sentenza definitiva”. Enzo Tortora morì un anno dopo l’assoluzione per un cancro ai polmoni. Fu sepolto con una copia della “Storia della colonna infame” di Manzoni e sulla sua lapide fu inciso: “Che non sia un’illusione”.